Elezioni politiche Italia 2018: ecco chi ha vinto e chi ha perso. Ma come? vi chiederete. Si vota oggi fino alle 23 e già si sa chi ha vinto e chi ha perso? Esattamente. Perché, a urne chiuse, tutti i partiti diranno che hanno vinto, e non è vero. E allora la redazione di Tp24.it vi spiega come stanno le cose, così capirete davvero chi ha vinto e chi ha perso quando leggerete i risultati elettorali.
In questa elezione dobbiamo considerare che si vota con una scheda elettorale apparentemente complessa (in realtà molto semplice: basta mettere una croce sul simbolo del partito che si vuole votare, e ciao) ma con un meccanismo di attribuzione dei seggi moooolto complesso, in parte maggioritario e in gran parte proporzionale. Per cui fino all'alba magari avremo tutti i dati in percentuale dei voti ma non sapremo esattamente l'attribuzione dei seggi. Quindi, primo consiglio: diffidate degli exit poll, mai come questa volta potrebbero sbagliare, e ditelo anche agli amici. Ci potrebbe essere una notevole differenza tra voti ottenuti e seggi conquistati. Prudenza.
Poi ci sono in campo tre coalizioni grandi: il centrodestra, il centrosinistra, e il Movimento Cinque Stelle, che coalizione non è perché è solo. Tra i minori è interessante capire cosa fa LeU la lista di sinistra di Piero Grasso. Ma andiamo con ordine.
Il centrodestra è dato per favorito, almeno lo era fino agli ultimi sondaggi disponibili. Si vince se si raggiunge il 40% dei voti e il centrodestra potrebbe essere vicino. Se invece la coalizione prenderà meno del 35% ci saranno un po' di musi lunghi. E' interessante però la sfida all'interno della coalizione, perché Lega e Forza Italia sono testa a testa. Ecco, se Berlusconi prenderà molti voti in più della Lega, con il centrodestra prima coalizione, sarà la sua vittoria. Se invece la Lega e la Meloni dovessero superare i voti di Forza Italia più i moderati di centro, la vittoria sarebbe di Salvini. Cambia tutto: perché a dare le carte, nelle consultazioni con Mattarella, sarebbe il leader della Lega.
Il centrosinistra è molto indietro. Renzi per il Pd punta al 25% minimo. Sopra è vittoria, sotto è un dramma, intorno al 21% è una tragedia. Attenzione, però, la legge elettorale, non a caso fatta da un deputato del Pd, Rosato, premia il partito di Renzi, perchè i voti degli altri partiti della coalizione (Lorenzin, Più Europa, Insieme) nel caso probabile in cui non raggiungono il 3% andrebbero al Pd. Avete capito bene: Renzi potrebbe prendere con il Pd il 25%, ma godere di altri 6 - 7 punti percentuali in più portati in dono dai voti degli altri partiti sotto il 3% che non partecipano alla distribuzione dei seggi. E questa sarebbe una grande vittoria. E' anche il motivo per cui Renzi parla di Pd come primo gruppo parlamentare, e non come primo partito, e ha ragione. Se Renzi ha vinto, con questa strategia, lo sapremo solo all'alba, quando saranno chiari anche i voti dei partitini della coalizione. Attenzione, però: se i partiti non prendono nemmeno l'1% i loro voti si perdono. Prima tegola. E poi c'è la seconda tegola che è Emma Bonino: se la Bonino prende più del 3% prende non solo i suoi seggi, ma ne "rubacchia" una ventina al Pd, indebolendo Renzi e la sua leadership forse in maniera irreversibile.
Il Movimento Cinque Stelle sarà il primo partito. Con quanto è difficile dirlo. Sarà vittoria netta, almeno nei numeri, se superano il 30%, sconfitta se si allontaneranno di molto da questa cifra. Con il 40% avrebbero la maggioranza assoluta in Parlamento, e sarebbe una vittoria oltre le previsioni. Non essendo coalizzati, sono molto penalizzati dalla legge elettorale, quindi potranno prendere più voti del Pd, e così sarà, ma uscire sconfitti in termini di seggi.
E LeU? Per la sinistra si potrà parlare di vittoria se si piazzerà intorno all'8%. Dal 5 all'8 i musi saranno lunghi, ma tutto sommato il risultato si porta a casa. Sotto il 5 suona l'allarme rosso. Ovviamente sotto il 3 sarebbe una catastrofe. Ma per LeU la vittoria avrà un significato politico se con i propri voti avrà contribuito a fare perdere consensi al Pd, dimostrando l'esistenza di una sinistra extra Pd che magari potrà sedersi con più autorevolezza nelle trattative per le prossime coalizioni.
Poi ci sono gli altri partiti e partitini: per tutti questi il magic number è sempre il 3%. Sotto questa cifra non si canta messa. Tra le liste minori un occhio di riguardo va a Potere al Popolo, lista di Rifondazione Comunista e co., che nelle ultime settimane ha creato un po' di movimento. E poi c'è il Popolo della Famiglia che sembra poter dire qualcosa.
Quindi, adesso potete capire, quando avrete i numeri chi ha vinto e chi ha perso. E il governo? Piccolo ripasso di diritto costituzionale for dummies. Il governo in Italia non lo elegge il popolo (neanche Berlusconi ha chiaro questo concetto...), ma il Parlamento. Ci vuole la maggioranza delle due Camere. Quindi o una coalizione arriva al 40% (e ha il premio di maggioranza che scatta) oppure il Capo dello Stato, Mattarella, dovrà cercare una maggioranza alternativa. Tra le ipotesi più probabili, un governo di larghe intese, magari per cambiare proprio la legge elettorale e andare di nuovo al voto. Potrebbe passare anche un anno. E nel frattempo? Niente paura: l'Italia ha un governo in carica nel pieno delle sue funzioni. Lo guida Paolo Gentiloni che ha avuto il privilegio (è capitato a pochissimi in Italia prima di lui) di poter andare alle elezioni non con il governo dimissionario ma per la naturale scadenza della legislatura, con un Capo dello Stato nel pieno delle sue funzioni. Quindi, niente paura.