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07/03/2018 21:33:00

Renzi nel bunker del Nazareno

di Leonardo Agate -  Avete visto le più recenti immagini del segretario Pd, Matteo Renzi, pubblicate nel Web e sui giornali, o alla televisione? Il personaggio si è ingrassato, quasi imbolsito. La faccia non è più gioiosa ma truce. Al Nazareno ha fatto l’ultima sceneggiata; può darsi che ci sarà un seguito, perché gli attori, finché non vengono cacciati a pedate dalla scena, vogliono ancora calcarla. Senza la scena cos’è un attore? Non resisterebbe Alberto Sordi dei tempi d’oro, e nemmeno Katia Ricciarelli quando cantava. La scena per gli attori è tutto; finché ci possono andare, la storia tira; quando non hanno più spettatori, e il portiere gli impedisce di entrare al teatro, è la fine.

La fine di Renzi sta avvenendo, tragicomica come il personaggio interpretato. Nato rottamatore, viene rottamato, a colpi d’ironia, di piccone e anche con sorrisi beffardi.

Ora, al Nazareno, ha affermato di prendere atto del risultato elettorale – e ci mancava che non ne prendesse atto ! – ma non si è addossato le colpe di una conduzione del partito che ha fatto per anni in modo autoritario ed esclusivo. I sostenitori del Giglio Magico, ora fradicio, erano comparse, che tutto concedevano al capo. In cambio avevano la loro fetta di potere, ma sempre da lui dipendenti. Altri tempi, gloriosi ed effimeri. Due batoste consecutive, di larghe proporzioni, come quelle del 4 dicembre 2016 e quella del 4 marzo scorso, più altre minori sconfitte nelle guerricciole più interne al suo partito che all’esterno, hanno lasciato il segno.

Il Renzi dell’ultimo Nazareno è, in misura meno epocale e più ridicola, Hitler nel bunker di Berlino nell’aprile del 1945; oppure Mussolini verso la ridotta della Valtellina, dove non riuscì ad arrivare.

Ma più che Hitler e Mussolini, per la fine ingloriosa ma non tragica, per il comico che ci mette con somma arte, Renzi di oggi è paragonabile al miglior Sordi della commedia all’italiana, nel film che non fece, perché ai suoi tempi il renzismo non era apparso.

Il segretario Pd ha promesso le dimissioni; non di immediata presentazione; dimissioni da presentare dopo l’insediamento del nuovo governo. Il che vuol dire che andrebbe lui a parlare con il capo dello Stato, e a dialogare con gli altri capi – partito per la formazione del nuovo esecutivo. Ma ve l’immaginate un dimissionario in pectore che vuole essere ascoltato dai segretari in sella di altri partiti per concordare qualcosa? Il sorriso sulle labbra degli interlocutori sarebbe d’obbligo; il loro pensiero sarebbe: “Ma non puoi mandare il tuo successore? Che ce ne facciamo delle tue opinioni ora che stai per andare via?”. Pulcinella non demorde mai; il suo ruolo è storicamente definito. Continuerà le sue avventure, sempre nuove ma sempre uguali, finché il portiere del teatro non gli impedirà di entrare. E mi sa che questo momento sta per arrivare.