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18/03/2018 06:00:00

Marsala, tre allievi della Silvio D’Amico mettono in scena “La Contessa fra i sessi”

Andrà in scena, venerdì 23 marzo al Teatro “Sollima” di Marsala, con inizio alle ore 21.30, lo spettacolo tratto da: “Interrogatorio della Contessa Maria” di Aldo Palazzeschi.

Un lavoro teatrale realizzato da tre giovani allievi dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”. Sul palco Eugenio Mastrandrea e Riccardo Ricobello, a curare la regia, oltre allo stesso Mastrandrea, anche Francesco Vittorio Pellegrino, un giovane e talentuoso attore marsalese che è riuscito ha passare la rigorosissima selezione (22 alunni ammessi su 950 candidati) della prestigiosa Accademia

Una breve sinossi della storia:
Nella Firenze dei primi anni del novecento, un giovanissimo Aldo Palazzeschi, a quei tempi ancora poeta e scrittore alle prime esperienze, divide le sue giornate tra il suo studio, dove dà una forma ai suoi primi esperimenti poetici, e il caffè delle Giubbe Rosse in piazza della Signoria, storico ritrovo per gli artisti e i letterati fiorentini dell’epoca. Ma tra tutti i variegati personaggi che frequentano regolarmente il caffè, ce n’è solo uno che attrae irresistibilmente la curiosità del poeta e lo spinge a recarvisi ogni giorno: la Contessa Maria, una figura misteriosa e dall’energia travolgente, instancabile divoratrice di uomini e da tutti considerata una persona di vituperevoli costumi.

Scansando i pregiudizi e le maldicenze che circolano sul conto della Contessa, il giovane Palazzeschi riesce a trovare un mmodo per avvicinarlesi, entrarvi in confidenza e scoprire che dietro questa donna affascinante e conturbante al tempo stesso, dietro tutti gli equivoci e le contraddizioni che ella porta con sé, si nasconde una vera e sana moralità. Nascerà così tra i due un’amicizia profonda, intima, destinata a durare un solo anno, ma a segnare per sempre le vite di entrambi.

Quando, ormai vecchio e famoso, il poeta si ritrova seduto alla sua scrivania, quando ormai la Contessa Maria è per lui solo un lontano, seppur vivido, ricordo, il suo lascito è ancora ben presente alla mente del poeta: un lascito fatt di perplessità, nostalgie, rimorsi, dubbi e profondi turbamenti con i quali dovrà fare i conti per il resto dei suoi giorni.

Note di regia
“Non c’è nulla da raccontare, pochissimo da dire e tutto da fare. Nella vita c’è di meglio che starsi a fare dei racconti”.
Chi è veramente la Contessa Maria? Una donna lussuriosa che a dispetto della morale corrente non si vergogna di giacersi con un amante diverso ogni giorno, e ne fa anzi un vanto? O un uomo che vive apertamente la propria omosessualità in faccia al buon costume borghese primonovecentesco? È questo il dubbio che assale lo spettatore quando questo personaggio gli si rivela per la prima volta. Da tutti aborrita e allontanata, ma allo stesso tempo, da tutti ammirata e invidiata, la Contessa Maria, con la sua rivoluzionaria concezione della sessualità e la sua imposizione di una morale sana e naturale, incarna l’archetipo della differenza tra i sessi e del conflittuale dualismo che tra essi si instaura.

Apparentemente uomo e donna insieme, e al contempo nessuno dei due, attraverso la sua condotta di vita la Contessa scava nei meandri più profondi dell’animo umano, e l’amore diviene così, pasolinianamente, l’unico strumento di comunicazione vera tra gli uomini, per arrivare a scoprire tutte le fragilità e le paure che il perbenismo borghese tenta malamente di nascondere. E a riderne di gusto. Eppure… s’intravede a tratti una sofferenza, il dolore per l’irrimediabile solitudine cui una simile scelta di vita la condanna, per essere da tutti evitata ed allontanata perché troppo spietatamente vera e genuina in ogni suo proposito.

Lungi dal crederla noi un personaggio realmente esistito o anche solo verosimile, la Contessa Maria diventa per Palazzeschi- e per noi tutti- il pretesto per una ricerca personale (“la Contessa Maria sono io” scriverà l’autore), un’esperienza profonda e a tratti dolorosa di cui per sempre si porterà dietro i segni, un incontro ravvicinato con se stesso attraverso questa figura vulcanica e travolgente che è la Contessa, e al contempo, onirica, sfuggevole e impalpabile come il fumo delle sue sigarette.