Numero di potenziali terroristi nella lista di primo livello dei servizi italiani: 80. Potenziali jihadisti con pericolosità minore: circa 1.000.
I reparti Antiterrorismo della polizia e dei carabinieri si sono accorti che negli ultimi tre mesi i messaggi sul web che invitano a colpire l’Italia sono raddoppiati rispetto all’anno passato. E la gran parte non è scritta in arabo ma in un perfetto italiano.
A Lanzo, in provincia di Torino, è finito in manette Elmadi Halili, 23 anni, nato in Italia, figlio di immigrati marocchini. Halili si dava da fare nel reclutamento di ipotetici terroristi islamici, disposti a farsi saltare in aria o pronti a guidare camion assassini su passanti inermi. Gli inquirenti dicono che Halili stava dalla mattina alla sera su internet, era entrato in contatto con islamici inglesi a cui aveva persino offerto dei soldi per le spese legali. Perito elettronico, era già stato arrestato nel marzo del 2015 per aver pubblicato su Internet il primo documento italiano sul Califfato. Ieri è finito in carcere all’interno di un’operazione piuttosto vasta, tredici decreti di perquisizione a Milano, Napoli, Modena, Bergamo e Reggio Emilia. Entrando nella questura di Torino, Halili ha sollevato la testa, guardando gli uomini incappucciati della Digos e dell’antiterrorismo, e ha detto: «Sono fiero di andare in carcere per Allah» prima in italiano, poi in arabo.
«Non era un “cellula pronta al martirio”, ma in una scala da 1 a 10 – dicono gli esperti dell’antiterrorismo – Halili era a livello 9. Per la sua capacità di interpretare al meglio questa stagione di “Jihad post-ideologica”, in cui non conta più il messaggio in sé, ma prevale il mezzo col quale viene trasmesso. Rilanciando le dottrine del terrore, incitava a uccidere i miscredenti, “con ordigni e pallottole”. E se “non riesci a spaccargli la testa con una roccia – scriveva – sgozzalo con un coltello, investilo con un’auto, buttalo da un piano alto, soffocalo, avvelenalo, non fallire. Se non riesci allora brucia la sua casa, la sua auto, la sua attività, rovina la sua coltivazione. Se non riesci sputagli in faccia”»
Spiega il ministro Minniti su Repubblica: «Nel momento in cui Islamic State ha perso dal suo orizzonte, perché sconfitto militarmente, l’obiettivo strategico di farsi Stato e Califfato mondiale, resta solo la leva terroristica. A questo proposito, ci sono tra i 25 e i 30 mila foreign fighters che, di fronte a una rotta militare, si preparano a una diaspora individuale verso l’Europa che, necessariamente, sfrutterà le rotte rimaste aperte. Dunque, quella del Mediterraneo centrale. Il che pone l’Italia in una posizione ancora più cruciale e indica il controllo dei confini libici, settentrionali e meridionali, come una priorità della nostra sicurezza nazionale. E tutto questo, per non parlare dei lupi solitari»