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17/04/2018 12:05:00

Castelvetrano e le case abusive: quelli che a Triscina si difendono ... dal mare

  Diceva una vecchia canzone scritta da Enrico Ruggeri: “Il mare d'inverno è un concetto che il pensiero non considera. È poco moderno, è qualcosa che nessuno mai desidera”.

E tra coloro che del mare in inverno farebbero volentieri a meno, ci sono i proprietari delle case di Triscina costruite praticamente sulla spiaggia. A breve si apriranno le buste relative alle 11 offerte pervenute per i lavori di demolizione delle case abusive, ma il primo nemico delle case “in trincea” davanti al mare è proprio il mare.

 

E’ come se le mareggiate invernali, negli ultimi anni, si siano portati avanti col lavoro, producendo danni ingenti agli immobili che difendono il proprio cemento da una natura paradossalmente matrigna.

C’è una foto che dal 2013 viene utilizzate da varie testate giornalistiche quando si parla di Triscina. Si tratta di una pertinenza di una casa crollata rovinosamente e con il tetto spaccato a metà, a causa della sabbia che il mare ha tirato via da sotto le “fondamenta”. E’ come se il mare, senza delibere e senza provvedimenti, si fosse messo in testa di riprendersi ciò che è suo.

 

Ma se il mare reagisce con la violenza invernale delle sue mareggiate, i proprietari delle case rispondono con le armi del cemento, o meglio, col cemento armato. Il tetto di quella parte di casa crollata nel 2013 non è stato ricostruito, ma al suo posto c’è un robusto muro di cinta con una base, appunto, di cemento armato. E a Triscina i muri di cinta sono importanti, perché delimitano le proprietà dei terreni. Magari la casa è 30 metri più indietro, ma lo spazio esterno è sacro, soprattutto per le grigliate estive. Succede sempre più spesso che questi muri cadano, perché il mare fa loro lo sgambetto. Ma l’importante è rialzarsi.

E poi c’è sempre l’escamotage della “messa insicurezza”. Con questa scusa, di “ricostruzioni” se ne sono fatte parecchie.

 

E’ lo stesso problema che hanno i tratti terminali delle strade che finiscono in spiaggia, i cosiddetti accessi al mare. Scivoli e scalini in cemento, continuamente divelti dalla forza delle piogge e dalla furia del mare.

“Da quarant’anni passo le vacanze qui - aveva detto una signora, scoraggiata dai danni prodotti dalle mareggiate – ogni anno dovevamo spendere soldi che puntualmente si rivelavano inutili. Ferro e cemento ne abbiamo buttato in questa strada”.

Ecco, ferro e cemento sono stati buttati in tantissime strade. Difficile dire quale sarà il futuro delle spiagge di Triscina, dopo gli abbattimenti. Ma presente e passato non sono mai stati rosei.

 

Egidio Morici