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17/04/2018 06:00:00

Marsala. Dopo la sentenza del Tar cosa succederà al Lido di San Teodoro

 Cosa ne sarà del lido Le Torri di San Teodoro, a Marsala, dopo la sentenza del Tar con cui è stato rigettato il ricorso contro la sospensione della concessione demaniale?


Il lido si affaccia da anni in una delle zona più suggestive della Sicilia occidentale,
meta di molti turisti affascinati dalla possibilità di andare a piedi dalla terraferma all’Isola Lunga percorrendo una delle due bocche della laguna dello stagnone.
A gestire il lido sono i coniugi Salvatore De Vita e Ombretta Nizza. Una gestione molto chiacchierata, finita spesso sulle pagine di cronaca per le liti con i visitatori, criticata su Tripadvisor. Un lido che nel corso degli anni è finito spesso al centro di indagini e vicende giudiziarie, di continui controlli, dissequestri e sospensioni della concessione demaniale.

Ci siamo occupati spesso della storia del Lido di San Teodoro. Ci troviamo, dicevamo, in un posto incantevole. Siamo all’interno della Riserva dello Stagnone, nella parte che congiunge la terraferma alla più grande delle isole della laguna, Isola Grande, appunto. Qui nel corso degli anni si è formata una lingua di sabbia che permette, a volte senza neanche bagnarsi le caviglie, di attraversare il mare e approdare sull’isola Lunga. Quando la marea è bassa il passaggio diventa una vera e propria spiaggia in mezzo al mare. Quella che dovrebbe essere la bocca nord della laguna, che permette il ricambio dell’acqua. Questo fenomeno, però, oltre ad essere suggestivo è anche molto dannoso per l'ecosistema dello Stagnone.  Il posto, dicevamo, è molto frequentato. Si è sparsa la voce sulla bellezza selvaggia dell’Isola Grande e sul caratteristico passaggio.


Da molti anni nel tratto di spiaggia sulla terraferma, dopo le due Torri, c’è una costruzione in legno. E’ un lido messo su, parecchi anni fa, da De Vita e la moglie Nizza. E’ un lido in legno, appunto, con sdraio e giochi per bambini.
Negli anni non sono state poche le polemiche su come viene gestito quel lido e quel tratto di paradiso. Ogni estate è un putiferio di commenti di bagnanti che denunciano arroganza e atteggiamenti privatistici dei gestori, come se la spiaggia e il tratto che collega all’Isola Lunga fosse una cosa privata. Una delle ultime liti De Vita l’ha avuta con dei poliziotti in borghese che andavano in bici. Una lite che gli costò guai giudiziari. De Vita infatti è stato condannato a 10 mesi con pena sospesa. Il processo, per “direttissima”, era scattato dopo l’arresto, lo scorso 8 ottobre, ad opera della polizia, a seguito dell’animata discussione scatenatasi con un gruppo di ciclisti amatori (“Le pantere della polizia bike”) che si era fermato nei pressi del lido per scattare alcune foto.  O altre liti sono scattate per l’utilizzo delle attrezzature per i bagnanti. E proprio su queste attrezzature sono intervenute spesso le forze dell’ordine riscontrando inadempienze alla concessione rilasciata diversi anni fa. Il lido è stato più volte sequestrato e poi dissequestrato. Fino alla procedura di revoca della concessione demaniale cominciata nel 2011. Sollecitata anche da esposti di 5 Stelle e interventi del consigliere comunale Daniele Nuccio. I gestori del lido però hanno presentato ricorso al Tar contro la procedura di revoca della concessione. Ricorso respinto dal Tar a febbraio.


Scrive il tribunale amministrativo che "assumono rilievo le condotte del concessionario che compromettono con carattere di definitività il proficuo prosieguo del rapporto ovvero rendono inattuabili gli scopi per i quali la concessione stessa è stata rilasciata". "Il rilascio delle concessioni n.281 del 2010 e n. 282 del 2010 era avvenuto solo perchè la società si era impegnata a rispettare "scrupolosamente" tutte le prescrizioni imposte e con l'avvertenza che non sarebbe stata tollerata nessuna ulteriore violazione degli impegni assunti. Da quanto esposto deriva che la concessionaria ha posto in essere una serie reiterata di violazioni, le quali hanno compromesso gravemente il rapporto fiduciario, che deve necessariamente sussistere con il concessionario. Concludendo, il ricorso è infondato e va rigettato".


Cosa ne sarà adesso dell’area?
Di certo i gestori faranno ulteriore ricorso al Cga, per non veder perdere una concessione così preziosa in un luogo così esclusivo. Se anche il Cga dovesse confermare la decisione del Tar e poi la revoca della concessione demaniale l’area tornerà ad essere pubblica, con la speranza che non diventi una zona abbandonata e piena di rifiuti come spesso accade.