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14/06/2018 06:00:00

Il voto in Sicilia: i Cinque Stelle hanno perso i due terzi dei consensi

 In Sicilia accade che più si perde nelle competizioni elettorali e più si viene premiati, come nelle buone e vecchie logiche dei partiti di sempre.

Succede al movimento Cinque Stelle, che non tiene l'elettorato con le percentuali bulgare che ha raggiunto il 4 marzo.
Maurizio Santangelo, senatore grillino, straperde a Trapani. Nonostante questo viene nominato sottosegretario. 

Perde due volte: la prima perchè il suo fido Giuseppe Mazzonello, candidato sindaco, viene imposto da lui stesso senza comunicare, spacciando la candidatura per volontà unanime, e la seconda perchè non riesce a portare a casa un degno risultato.
La percentuale bassissima, dell' 11,8%, evidenzia come tre mesi prima ad essere votato non sia stato Santangelo e la sua presenza sul territorio (sarebbe stato eletto chiunque altro messo in lista al posto del senatore riconfermato), è stato votato il simbolo dei Cinque Stelle e il leader Luigi Di Maio, con cui il movimento si identifica.
In questo non sono dissimili da Silvio Berlusconi, da loro osteggiato tranne poi imitarne le orme.
Santangelo è Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, viene premiato perchè fedelissimo di Di Maio, è l'anticasta fattasi casta.
Seguono un vecchio detto: vicino al re beato chi c'è.

I Cinque Stelle cappottano ovunque in Sicilia, tranne che a Pantelleria.
L'emblema è rappresentato dalla roccaforte Priolo Gargallo con il 71,6% di consensi incassati a marzo, alle ultime amministrative vengono sterrati al16,4%.
Viene eletto Pippo Gianni, politico di lungo corso, un democristiano doc, uno che la politica la fa da prima che i grillini nascessero. L'anticasta viene battuta dalla vecchia politica. Perdono il 55% di consensi, indicativo del fatto che la classe dirigente pentastellata locale soccombe, non c'è, non viene riconosciuta come valida alternativa alla guida dei Comuni e per questo si vira altrove.

I grillini perdono in Sicilia, sconfitta piena, data anche da quelle sette righe risicate dedicate al Sud nel contratto per il governo del cambiamento.
Intanto a cambiare sono stati gli elettori.
A marzo, ad urne chiuse, i dati che arrivavano sancivano i Cinque Stelle come il primo partito d'Italia, in Sicilia hanno battuto sia destra che sinistra, i

collegi uninominali sono stati di loro appannaggio, anche lì pure se fosse stata candidata maga magò adesso siederebbe in parlamento.
La debacle del movimento si è avuta a Trapani come pure a Messina e a Catania, insuccesso di coloro che gridano all'antisistema salvo poi farne parte a 360 gradi.
Dunque, la sconfitta dei grillini funge da trampolino di lancio per Santangelo che ricopre la carica di sottosegretario e che avrà una rappresentanza istituzionale forte.

In questo quadro politico perde anche la Lega di Matteo Salvini.
Lega e movimento Cinque Stelle insieme governano il Paese ma nei Comuni chiamati al voto si contropponevano, nessuna alleanza in corso.
Percentuali misere per i leghisti, nella maggior parte dei casi non sono arrivati al 5%, pagano lo scotto di una alleanza nazionale con i pentastellati, hanno perso, se mai lo fossero stati, quella parte moderata che l'elettore medio gradisce e vota.
Non gioiscono quelli del PD, per loro non si canta vittoria. La mancata presenza sui territori, il contatto con l'elettorato solo nel momento del voto ha punito questo modo di fare politica.
A Trapani non vince il PD, vince Giacomo Tranchida a la sua alleanza fatta di pezzi di centrodestra importanti.
Si dice che Tranchida abbia consigliato ai suoi consiglieri comunali eletti di formare il gruppo dei dem a Palazzo Cavarretta, almeno dieci i consiglieri pronti a dare vita al gruppo.
Nulla di nuovo sotto il sole. Immancabile lo scenario del cambiamento che si avrà all'interno del partito e della realitiva leadership. Il neo sindaco si prepara per la celebrazione dei congressi e quindi a far guidare il partito ai suoi.

I dem perdono a Siracusa, si è dimesso già il segretario del circolo comunale, Alessio Lo Giudice. Della situazione l'unico ad averne contezza e a descriverla è Antonello Cracolici, almeno lui non inonda i social di post cantando vittoria, secondo cui il PD è già oltre il baratro, perdono a Catania e di tanto, nel resto dei Comuni si attestano con una media del 7%.

Nemmeno il centrodestra gode di buona salute. Ovunque si presenta diviso, faide interne e percorsi diversi hanno portato alle non buone percentuali.
Forza Italia a Trapani, come sempre da marzo ad oggi, canta la vittoria: di cosa, non si sa.
Perdono e di brutto, appena il 5%, un solo consigliere eletto. Pantelleria si attesta come seconda forza ma vince Vincenzo Vittori Campo. Si raccontano la loro storia ma gli elettori hanno scelto e non loro.
A Siracusa la Lega e Diventerà Bellissima non hanno appoggiato il candidato forzista. Insomma, il centrodestra non tiene salda la coalizione. Tutto da rifare sui territori, anziché scrivere comunicati stampa di grandi vittorie si farebbe bene a spostare la sedia, chiudere il pc e scendere in strada ad ascoltare la gente, quella che poi vota.
Il 24 giugno si torna alle urne per il turno di ballottaggio, nei Comuni di Messina dove la sfida, interna al centrodestra, è tra Cateno De Luca e Dino Bramanti.
A Siracusa gli elettori dovranno scegliere tra Ezechia Paolo Reale, per il centrodestra, e Francesco Italia, lista civica.
A Ragusa il ballottaggio è tra i Cinque Stelle con Antonio Tringali e Peppe Cassì che è sostenuto da Fratelli d'Italia e da liste civiche.