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25/06/2018 02:00:00

A Trapani una marcia con 400 persone apre le porte all’accoglienza

Sabato pomeriggio, si è svolta a Trapani una marcia silenziosa con partenza da piazza Garibaldi e arrivo in piazza del pesce, organizzata dalle diverse strutture religiose e civili, associazioni, cooperative, tutori che operano a Trapani e provincia nel settore dell’accoglienza, sia per i minori non accompagnati che per gli adulti. La sfilata, con 400 persone circa, (che ha fatto seguito agli ultimi avvenimenti successi in campo nazionale con la nave Acquarius, a Trapani in particolare con la dichiarazione del Sindaco Tranchida di rendere disponibile il porto di Trapani e lo striscione di Casa Pound apparso in Via Virgilio, ma anche in vista della Giornata del Rifugiato che si celebra il 21 c.m.), era aperta dai tamburini dell’Associazione “Trinacria”, quasi a ricordare la vitalità dei tamburi africani; in testa i tre sindaci, Trapani, Erice e Valderice, di seguito gli operatori e i soggetti stranieri, con striscioni, che si trovano sul territorio.

Al vecchio mercato del pesce i sindaci hanno ribadito nei loro interventi come le tre città siano state storicamente accoglienti verso le popolazioni straniere, in particolare il Sindaco del capoluogo Tranchida, dopo avere invitato i suoi colleghi a essere compatti nell’affrontare il fenomeno delle migrazioni, si è soffermato sul fatto che Trapani e la Sicilia, siano naturalmente proiettate sul Mediterraneo e sono avamposto dell’accoglienza: lo sono stati nei secoli precedenti, dovranno continuare a esserlo soprattutto oggi in cui il fenomeno della mobilità è diventato epocale e globale. Ci sono responsabilità economiche e sociali che appartengono al “mondo occidentale” o al “Nord della terra” che ci spingono a essere solidali con un mondo che ha diritto a vivere e a svilupparsi secondo le loro culture e nel loro territorio: i paesi ricchi devono collaborare affinché questo avvenga.

Sul palco, fino alle ore 24,00, si sono alternati stranieri e operatori, intrattenendo i partecipanti con musiche, testimonianze, canti e quant’altro perfar comprendere, a chi ancora egoisticamente non ha la volontà o le capacità di andare al di là del proprio naso, che le migrazioni non sono e non possono essere “luogo comune” in balia di chicchessia, ma la società del futuro, volere o no, dovrà essere multietnica, accogliente e conviviale.