Si sgonfia il caso delle presunte “mazzette” che nel 2011 un imprenditore edile catanese avrebbe dato a tre tecnici funzionari pubblici per far approvare una perizia di variante, con aumento del costo dei lavori, per il completamento del restauro dell’ex Collegio dei Gesuiti di Salemi.
In Tribunale, infatti, il pm Anna Sessa ha chiesto l’assoluzione dall’accusa di corruzione perché “non è stata raggiunta la prova” della dazione di denaro.
“Anche se – ha aggiunto il pm - c’è stato qualcosa di anomalo nella gestione di questo appalto e non sono giustificate alcune uscite di denaro”. I quattro imputati per i quali è stata chiesta l’assoluzione dall’accusa di corruzione per mancanza di prove sono l’imprenditore catanese Sebastiano Fabio Vecchio, 44 anni, socio “di fatto” e collaboratore della “Ma.Ru. Costruzioni srl”, due funzionari del settore tecnico del Comune di Salemi, gli ingegneri Giuseppe Placenza, di 61 anni, e Vincenzo Leone, di 65, e il responsabile del settore tecnico provinciale del Provveditorato interregionale alle Opere pubbliche Sicilia-Calabria, Maurizio Coroneo, di 64. Il pm ha, però, chiesto la condanna di Vecchio a otto mesi di reclusione e 600 euro di multa per appropriazione indebita e truffa. Ciò sulla base della denuncia della curatela fallimentare della “Ma.Ru. Costruzioni”, dalle cui casse l’imprenditore catanese avrebbe sottratto circa 110 mila euro, a danno del socio e fondatore dell’impresa Maurizio Russo, di Taormina, che il 22 aprile 2011, a distanza di circa un mese dalla scomparsa, fu trovato impiccato ad un albero con un filo di ferro nelle campagne di Randazzo. L’imprenditore aveva 41 anni e nelle sue tasche fu trovata una lettera in cui spiegava che si era suicidato perché il socio l’aveva “truffato per 800 mila euro”. E’ da questo suicidio, ha affermato ieri il pm Sessa, che nasce l’indagine sfociata nel processo. Nella sua lettera d’addio, infatti, ha continuato il pm, Russo scrive: “Pagate tangenti a Salemi per la variante urbanistica”. Le prove, però, non sono state trovate e per questo sono state chieste le assoluzioni. A difendere gli imputati sono gli avvocati Paolo Paladino, Angelo Vita, Carlo Atru Ryolo (per l’imprenditore), Caterina Bivona (per i due tecnici comunali), e Mario Bellavista (per Coroneo). Parti civili sono la curatela fallimentare della “Ma.Ru. Costruzioni”, rappresentata dall’avvocato Ivana Milazzo, e il Comune di Salemi, che ha chiesto un risarcimento danni di 465 mila euro. L’11 luglio le arringhe difensive. Secondo quanto ricostruito e inizialmente contestato dagli inquirenti, nel marzo 2011 Vecchio avrebbe dato una “mazzetta” di 1500 euro all’ingegnere Placenza, direttore dei lavori appaltati dal Comune, affinché questi redigesse una “perizia di variante e suppletiva” al progetto originariamente approvato “con un incremento del valore contrattuale dell’appalto di 364.072,22 euro”. Una variante che il tecnico comunale affermava essersi resa necessaria “a seguito dei rinvenimenti imprevisti o non prevedibili (rimozione e sostituzione integrale dell’intonaco dei prospetti del cortile principale, e sostituzione delle coperture delle ali 1 e 2 del Collegio)”. Ma da un’ordinanza sindacale del 22 aprile 2010, fa notare l’accusa, emerge che “non si trattava di rinvenimenti imprevisti o non prevedibili”. E questo perché, si legge ancora nel capo d’imputazione, “la sostituzione integrale dell’intonaco del cortile principale era già prevista in progetto” e le condizioni del tetto e del sottotetto “erano già note prima dell’inizio del cantiere e documentate da un repertorio fotografico allegato al progetto originario”. Una mazzetta di “almeno 10 mila euro”, poi, l’imprenditore avrebbe l’avrebbe consegnata all’ingegnere Leone, capo del settore Lavori pubblici e Rup, per l’approvazione della variante. Ma ben più consistente (per l’accusa “almeno 80 mila euro”) sarebbe stata la somma consegnata da Vecchio all’ingegnere Maurizio Coroneo per il definitivo “ok” alla variante. Tirano, quindi, adesso, un sospiro di sollievo i tre funzionari pubblici.
Anche se non è affatto scontato che il Tribunale (presidente del collegio Sara Quittino) debba accogliere le richieste del rappresentante della pubblica accusa.