Sono solita aprire i social, sbirciare tra le foto pubblicate, leggere i post per capire cosa bolle in pentola.
La città di Marsala ieri ospitava un gazebo, il gazebo della legalità voluto dalla Lega il cui commissario provinciale è Vito Armato.
Quel gazebo metteva insieme una serie di hashtag, sempre i soliti #primagliitaliani, #stopinvasione, #lamafiamifaschifo, al centro la foto del giudice Paolo Borsellino.
E allora voglio dire una cosa. E la dico da donna che studia e racconta il territorio, da donna che non è mai stata a sinistra, ma che certamente non può stare con questa destra.
Vorrei capire come si può arrivare a strumentalizzare la figura di un giudice, quando ci sono famiglie che ancora oggi piangono e raccontano il loro dolore?
Come si fa a parlare per slogan sconnessi, violentando quella che è stata davvero la lotta alla mafia? Cosa c’entra l’invasione, di cui sboccatamente parla Matteo Salvini, con Paolo Borsellino? È questa la classe dirigente che il Paese merita?
Cattivo gusto e cialtroneria.
Saremmo tutti molto più tranquilli se avessimo notizie in merito al più grande depistaggio della storia d’Italia, e alla posizione che il Ministro del Viminale intende tenere.
La politica non è improvvisazione e, ahimè, non è nemmeno un gazebo.
Buono forse per vendere un gelato al cioccolato.
Sono tutti bravi a fracassare la mente dell'elettorato in maniera gratuita con il qualunquismo di retro bottega.
Dopo la sentenza di Caltanissetta, che nero su bianco fa sprofondare gli anni che vanno dal 1992 ad oggi in un baratro senza luce, ci saremmo aspettati da chi gioca a fare l'intellettualoide senza mezzi, che si assumesse una posizione netta e chiara. Perchè il depistaggio è un allarme su tutta la storia della politica contemporanea d'Italia. Ma cosa si vuole spiegare a chi ha dichiarato che “Trapani è stata commissariata per mafia”?
Ma in questo Paese è diventato pericoloso esprimere le proprie opinioni, si viene sovrastati da una serie di insulti e di offese senza pari, è l'unico terreno che hanno per misurarsi, noi non scenderemo a tali livelli.
C'è una cosa alla quale tengo, una linea che dovrebbe tracciare il cammino di tutti: si chiama onestà intellettuale. E ci sono le battaglie che vanno fatte, non sono quelle di partito, ma sono quelle che riguardano ciò che è giusto.
La giustizia sociale e il bene comune, ci spiace deludere qualcuno, non hanno esclusive di appartenenza.
Stia pure tranquillo, Armato, che non c'è l'attenzione sulla sua persona, non rappresenta nulla di politicamente serio, anche all’interno della Lega.
L'attenzione è per i messaggi che vengono inviati ai cittadini, all'odio che si vuole far crescere, alla becera e demagogica pantomima di unire la vita e l'esempio di un giudice, che ha pagato con la vita l'attaccamento al suo lavoro e alle istituzioni che rappresentava, con slogan selvaggi.
Rossana Titone