Il parco archeologico di Segesta non esiste, tant’è che l’assessore Sebastiano Tusa ha annunciato di volerlo istituire entro questo mese. Eppure è dal luglio 2016, a cui risale l’ultima organizzazione del Dipartimento dei Beni culturali, che viene considerato formalmente istituito, proprio come quelli della Valle dei Templi, Selinunte e Naxos.
Nella struttura dell’Amministrazione dei Beni Culturali è infatti inquadrato, alla stregua di questi ultimi, come un «servizio», invece che una semplice «unità operativa», come lo sono, invece, tutti gli altri parchi siciliani in via di istituzione, solo perimetrati. E questo cosa comporta? che il dirigente di questo fantomatico servizio parco di Segesta si trovi a godere di un trattamento economico diverso dai colleghi a capo delle unità operative. Oltre allo stipendio, gode, infatti, come gli altri dirigenti di servizio, di un’indennità di posizione, in questo caso addirittura col peso massimo pari a 100, per cui il range economico, a seconda del contratto, oscilla tra i 15.494,00 euro ai 23.240,00 (come da tabella pubblicata sul sito del Dipartimento, che riportiamo). Niente male, se si pensa che appena un mese fa i sindacati del Cobas-Codir avevano denunciato che la Regione non aveva ancora pagato al personale del parco gli arretrati per gli straordinari effettuati nel 2015 e 2016. I soldi non ci sono, ma non per tutti.
E chi è, attualmente, questo dirigente? Ai primi del giungo scorso a guidare il servizio è stata nominata l’archeologa Rossella Giglio, subentrata all’architetto Luigi Biondo che ha retto il breve interim (dal 26 maggio scorso) a seguito del pensionamento di Agata Villa, l’archeologa che, in sella da quel 2016, aveva autorizzato, nell’8 ottobre di quello stesso anno, la proiezione di fasci di luce multicolor, con il logo e altre scritte pubblicitarie, proprio sul frontone del tempio durante l’appuntamento notturno dell’Aperol Spritz.
Interpellato sulle ragioni di questa anomalia l’assessore Tusa, che, peraltro, ha da poco firmato un accordo per pagare gli straordinari al personale di custodia dei musei e siti archeologici, ci dice: «sul perché questo sia un servizio e gli altri siano unità operative dovrebbe rispondere chi era al mio posto prima di me».
Quand’è, allora, che fa la sua comparsa il «parco che non c’è»? Lo denunciammo su «Il Giornale dell’Arte» già nel dicembre 2016: un errore targato Crocetta, assessore Carlo Vermiglio, dirigente generale Gaetano Pennino.
Ma come era stata possibile questa svista? Non sarà per caso avvenuto, come scrivevamo, che le informazioni inesatte diffuse a mezzo stampa nel 2013 dall’altro ex assessore crocettiano al ramo, Mariarita Sgarlata, siano state in seguito acriticamente acquisite al momento della nuova riorganizzazione delle strutture del Dipartimento? La Sgarlata, infatti, indicava quello di Segesta tra i parchi effettivamente istituiti: «Nei parchi già decretati come quelli Archeologici di Selinunte, Cave di Cusa e Segesta e nei parchi di cui si è decretata la perimetrazione di Solunto, Monte Jato, Catania, Valle dell’Aci (uscito oggi nella medesima Gazzetta) e Leontinoi (…)» (siracusanews.it).
E, giusto per citare un’altra tra le diverse interviste che l’ex assessore rilasciò all’epoca sulla questione parchi: «Fatti salvi i quattro Parchi Archeologici che sono stati ad oggi formalmente istituiti, (Naxos, Himera [altro errore, ndc.], Selinunte e Cave di Cusa, Segesta) tutte le altre realtà non giuridicamente formalizzate da alcun decreto di istituzione, verranno al momento ricondotte alla gestione delle Soprintendenze e Musei nei cui compiti rientreranno anche quelli della valorizzazione e fruizione del Parco, continuando a garantire il ruolo previsto dalla legge di tutela del territorio» (siracusanews.it).
Il decreto del 19 aprile 2013 che il lettore può leggere tra parentesi nella tabella che pubblichiamo, non è altro, infatti, che il decreto di sola perimetrazione del parco e non, come quelli per la Valle dei Templi, Naxos e Selinunte, il vero e proprio decreto di istituzione.
Gli atti relativi ai parchi archeologici (ben otto in poco più di un anno) firmati dalla Sgarlata, oggi consigliera del ministro Alberto Bonisoli, si contraddistinguono per un’interpretazione singolarmente variabile della legge di riferimento (L.R. 20/2000), cosicché ogni decreto presenta procedure diverse l’una dall’altro: si va dalla carenza del parere richiesto dalla legge del Consiglio Regionale dei Beni culturali al decreto di perimetrazione una volta sì e l’altra no.
Tant’è che alla domanda su come si fa un parco archeologico in Sicilia sarebbe arduo rispondere. I ricorsi al Tar per quello (istituendo) di Siracusa dovrebbero consigliare di rivedere quanto fin qui (caoticamente) fatto.
E, dunque, con una questione economica da chiarire, a Tusa sembra non restare altro che rimediare a questa insipienza politica e amministrativa ereditata da altri corsi facendo subito, come ha dichiarato, questo parco di Segesta, così da inquadrarlo a tutti gli effetti tra i servizi.
Una forzatura, in ogni caso, dal momento che lo si dovrebbe fare ancora a norma di quella stessa legge 20 del 2000 per cui è stato appena approvato dalla Giunta di Governo un disegno di legge di revisione, riconoscendone carenze e contraddizioni. Si dovrebbe poi acquisire il parere di un Consiglio Regionale dei BBCC insediato da Crocetta a fine legislatura, in cui 5 componenti su 15 sono decaduti, essendo, Presidente della Regione compreso, dei politici? Quando, invece, c’è un altro ddl approvato pure dalla Giunta che ne prevede una ricomposizione intesa a farne un organo puramente tecnico, consultivo dell’Assessore, e non più del Presidente, eliminando del tutto la componente politica.
da: ilsicilia.it