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03/08/2018 06:00:00

Rifiuti. A Marsala il biodigestore domestico che trasforma l’organico in energia, il video

 I rifiuti si possono trasformare in energia anche senza termovalorizzatori o costosissimi impianti di enormi dimensioni.

Una soluzione praticabile è il biodigestore “Homebiogas 2.0” per uso domestico. Grande come un paio di cassonetti della spazzatura, sembra una specie di tenda da campeggio ed è in grado di ottenere biogas dall’organico. I cosiddetti rifiuti umidi rappresentano il 30%  dell’immondizia che produciamo. Non è poco, soprattutto se pensiamo che si tratta proprio di quella frazione che puzza e della quale ci si vuole liberare il prima possibile.

Homebiogas 2.0 è come un grosso stomaco, che può essere messo nel giardino di casa oppure in terrazzo e che appunto digerisce l’organico producendo gas metano, oltre ad una piccola parte di fertilizzante naturale che si può usare per l’orto.

Avevamo già trattato l’argomento, nel 2015, quando la tecnica era applicabile solo su larga scala, intervistando Mario Ragusa dell’Istituto regionale Vini e Oli di Sicilia, e Francesco Bongiorno (all’epoca coordinatore comunale di Forza Italia).

 

Oggi parliamo invece della versione domestica di questo impianto, con Mario Ragusa e con Gianfranco Maltese che a Marsala usa l’Homebiogas 2.0 per la sua azienda agricola di famiglia. 

 

Mario Ragusa, ci può spiegare sinteticamente come funziona questo biodigestore familiare?

 

E’ molto semplice. Si mette dentro il rifiuto organico e tutti i microorganismi presenti all’interno della sacca lo trasformano in bio metano e fertilizzante. Il tutto attraverso un processo del tutto naturale, garantito da una temperatura interna di minimo 25 gradi (basta posizionarlo a favore della luce solare). Questi microorganismi derivano da un inoculo di fertilizzante fresco di ruminante. Qui è stato utilizzato del letame di pecora e dopo tre settimane l’impianto è entrato a regime.

In questo modo abbiamo trasformato un problema, tristemente conosciuto dai nostri concittadini, non solo in provincia di Trapani, in opportunità e ricchezza. Consideri che il fornello collegato al biodigestore resta acceso per oltre tre ore al giorno. E’ una grossa fiamma azzurra di ottimo metano. In questo modo eliminiamo un problema che la politica dalle nostre parti non è ancora stata in grado di risolvere.

 

Quanto costa e perché conviene?

 

Costerà 600 euro più iva. Ma si avrà la riduzione del 30% sulla parte variabile della Tari, perché rappresenta una compostiera evoluta. Ed in tutti i comuni si ha diritto a ricevere lo sgravio, che permette di recuperare l’investimento nel giro di circa tre anni.

 

Ci sono comuni che lo utilizzano in grandi dimensioni e su larga scala?

 

A Rovigo, Faenza, Treviso, ma anche nel bolognese… Diciamo che in Italia sta prendendo piede l’idea di eliminare il 30% della spazzatura che produciamo, che è organico, mettendo in atto la produzione di impianti di grossa taglia. All’estero, questa tecnica è conosciuta da oltre 35 anni,  diffusa in Svizzera, Germania, Giappone, Cina.

 

Gianfranco Maltese, oltre alla produzione di bio metano per la cottura di cibi, la sfida ha anche un'altra direzione?

 

Lasceremo questa terra a chi verrà dopo di noi. Abbiamo il dovere di custodirla al meglio. E l’obiettivo è utilizzare questo bio metano, non solo per la cottura dei cibi, ma anche come carburante per i miei mezzi agricoli, in modo che dalla mia vigna venga fuori la produzione di un vino che guardi al futuro.

 

Egidio Morici