Lo scorso 7 agosto la Compagnia della Guardia di Finanza di Marsala, con la collaborazione della Tenenza di Ischia (NA), ha dato esecuzione ad un provvedimento di fermo emesso dalla Procura della Repubblica di Marsala a carico di un soggetto tunisino indiziato del delitto di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per aver organizzato e condotto, quale scafista, un viaggio dalle coste tunisine a quelle dell’isola di Pantelleria, con a bordo due connazionali.
I due clandestini tunisini erano stati rintracciati nel mese di luglio, privi di documenti di identità, sull’isola pantesca, ove erano sbarcati qualche giorno prima. Le investigazioni delle Fiamme Gialle di Marsala sono state avviate dopo che i due migranti erano stati trasferiti presso l’Hot Spot di Trapani-Milo e hanno preso prezioso spunto dalle dichiarazioni rese da uno di essi, il quale ha fornito dettagliate informazioni circa le modalità con cui hanno raggiunto l’isola di Pantelleria.
In particolare il migrante ha riferito di aver pagato 4.000 dinari (circa € 1.700) per affrontare il viaggio a bordo di un piccolo gommone lungo circa 3 metri, equipaggiato con un motore da 5 cavalli, con partenza da Kelibia, una delle principali località da cui originano gli illeciti traffici di migranti tunisini diretti sulle coste trapanesi.
La destinazione pattuita era la costa tra Marsala e Mazara del Vallo ma lo scafista, raggirando i suoi due ignari clienti, è invece approdato sull’isola di Pantelleria, dopo un viaggio durato oltre 14 ore.
I significativi elementi indiziari raccolti dai finanzieri della Compagnia di Marsala, corroborati dalle evidenze investigative emergenti da intercettazioni telefoniche nel frattempo avviate sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, hanno prontamente consentito di individuare lo scafista tunisino, tale Berhouma Moncef, di 48 anni, risultato peraltro già gravato da numerosi precedenti di polizia, anche specifici.
Questi, dopo aver lasciato Pantelleria una volta compiuto lo sbarco in rassegna, aveva trovato rifugio presso l’isola di Ischia (NA), dove vivono la moglie e la figlia e dove è stato fermato, dietro attivazione della Compagnia di Marsala, dai finanzieri della locale Tenenza, che lo hanno condotto al carcere di Napoli Poggioreale.
Nel corso delle indagini tecniche è altresì emerso come Berhouma Moncef fosse in procinto di organizzare nuovi e più lucrosi viaggi, adoperando natanti di maggiori dimensioni, così da poter trasportare un maggior numero di soggetti clandestini con un introito minimo di 15.000/20.000 euro a viaggio.