Troppa pioggia e umidità stanno mettendo a rischio la vendemmia 2018 in Sicilia occidentale. Lo scorso anno la stagione è stata troppo secca, quest’anno, invece, la preoccupazione per i viticoltori è l’esatto opposto.
Le abbondanti piogge e l’elevata umidità specie nel mese di agosto stanno condizionando la produzione con un calo che, se all’inizio era stimato attorno al 20% ora si prevede del 30%. Situazione ancora più difficile per la produzione biologica. L’alternarsi di caldo e umidità già a giugno ha favorito la proliferazione di muffe come peronospera e oidio.
E nel caso del biologico gli interventi limitati con l’utilizzo di prodotti per contrastare le epidemie di queste muffe, hanno causato perdite di raccolto con punte del 70% come avvenuto nella zona di Partinico. In molti casi numeri che stanno spingendo alcuni coltivatori, addirittura, a non raccogliere i grappoli perché non conviene.
Le zone più colpite. Danni limitati nelle zone di Marsala, Petrosino e Mazara – La troppa acqua ha portato gli acini letteralmente a scoppiare e a marcire. A soffrire maggiormente questa situazione climatica è il Nero d'Avola. Nelle zone del palermitano, in zone come Roccamena e Contessa Entellina, la perdita media di raccolto che ha riguardato tutte la varietà è stata del 30%. Stesse cifre nelle aree del trapanese come Salaparuta e Gibellina e nel Belice in genere, dove alcuni vigneti sono stati addirittura sommesi dai corsi d’acqua esondati. Va meglio a Petrosino, Marsala e Mazara, dove il danno è limitato al 10-15 per cento. Nell’Agrigentino sono state confermate le stime di inizio agosto: il calo rispetto alla media è tra il 20 e il 30 per cento a seconda delle zone e sul fronte qualità non ci sono grossi problemi. I produttori sperano adesso che questa parte finale dell’estate possa regalare un clima più mite agli ultimi vigneti da vendemmiare.
L’allarme della CIA e la richiesta di stato di calamità - “Il principale imputato di questo mezzo disastro è il clima”, spiega Antonino Cossentino, presidente della Cia Sicilia occidentale Palermo/Trapani. Le forti piogge che si sono abbattute nelle ultime settimane hanno condizionato fortemente una situazione già precaria. In Sicilia, secondo i dati dell’Osservatorio regionale delle acque, le piogge del mese di agosto registrate nel lungo periodo (30 anni) si attestano sui 15 millimetri di accumulo medio, nel 2017 fu appena di 1,1 mm mentre nel 2016 si è arrivati a 25 mm medi. Quest’anno, invece, alcune zone sono state colpite ripetutamente da autentiche bombe d’acqua con accumuli anche di 100 mm. “Condizioni che evidentemente hanno reso impossibile portare a termine una produzione standard. Per questo chiediamo che venga riconosciuto lo stato di calamità naturale per quei produttori che sono stati colpiti da questi eventi climatici. Chi è in regime biologico, tra l’altro, sconta doppiamente un prezzo amaro visto che i pagamenti Agea per i fondi europei sono per molti ancora fermi al 2015”, conclude Cossentino.
Nei giorni scorsi anche l’enologo Giacomo Alberto Manzo era intervenuto sulla vendemmia 2018, rilasciando un’intervista al Gds, nella quale ha confermato la difficile situazione che stanno vivendo i viticoltori. “Ogni anno tra luglio e agosto lo scirocco contribuisce a far maturare le uve e il grado zuccherino ne beneficia – le sue parole - Quest’anno tutto questo è mancato, c’è stata molta umidità e tanta peronospera”.
E purtroppo bisogna registrare come in alcuni casi limite, i produttori così come accaduto nella zona del partinicese, hanno deciso di non raccogliere l’uva come ha fatto l’azienda biologica Bruchiello di Salaparuta. Il titolare ha deciso di non raccogliere quel poco che è rimasto e non in buone condizioni e lo ha fatto comunicandolo già ai suoi clienti.