Carmelo Miceli lei è un parlamentare nazionale alla Camera dei Deputati del Partito Democratico. Quanto oggi è difficile fare politica con questo simbolo di bandiera, e quanto è ostico confrontarsi con la gente comune che sembra non conosca altri politici al di là di Matteo Salvini e Luigi Di Maio?
Sono orgoglioso della mia appartenenza al PD. Nonostante qualche naturale difficoltà post elettorale siamo un partito vivo che discute e vuole presentarsi agli elettori come qualcosa di diverso, alternativo rispetto a Lega e M5S. Per un'intera campagna elettorale i partiti di
maggioranza hanno chiesto di essere votati perché rappresentavano il cambiamento. E in effetti lo sono. Stanno cambiando le cose in peggio. Il decreto disoccupazione, il balletto sui vaccini e il taglio dei fondi per le periferie lo dimostrano. Stanno cambiando le cose in
peggio anche grazie a una sovraesposizione mediatica che, è solo questione di tempo, si ritorcerà loro contro. Le dirette Facebook o selfie tra i militanti funzionano quando prometti ma se non sei capace di mantenere ti ritorna indietro tutto come un boomerang. Insomma, la mia idea di politica è testa bassa e pedalare. Inoltre, bisogna distinguere tra la popolarità e la credibilità. Non è detto che le due cose coincidano. E infatti, Salvini e Di Maio ce la stanno mettendo tutta per confermare questa tesi.
Il Governo giallo-verde sembra incontrare il supporto della maggior parte degli italiani, è più utile smontare ogni loro azione di governo o costruire una valida alternativa?
Tutti i governi nei loro primi mesi di vita vivono una luna di miele con gli elettori. È fisiologico. A maggior ragione chi, come questo esecutivo, non si è voluto ancora confrontare con la carne viva dei problemi del Paese. La legge di bilancio sarà la cartina di tornasole della loro credibilità. Sarà il momento in cui le loro promesse dovranno scontrarsi con la realtà. E allora lì i nodi verranno al pettine e molti dei loro elettori si ricrederanno. Non si vive di sola propaganda, gli italiani sono un popolo generoso ma anche intransigente. Mi sbilancio in una previsione: a gennaio, dopo che non saranno riusciti a fare né il reddito di cittadinanza che hanno promesso, né la flat tax che hanno
sbandierato prima del 4 marzo, il governo innescherà la marcia indietro in termini di consenso nel Paese e questo rimetterà in gioco molte cose. Compresa la stessa composizione della maggioranza. Altro che cambiamento, da gennaio inizierà la fase del galleggiamento. E comunque, una cosa è certa, il Pd sarà coerente. Stiamo conducendo un’opposizione dura, nel merito dei provvedimenti e continueremo a farlo, così come continueremo a proporre agli italiani la nostra idea di futuro e rilancio del Paese.
Il crollo del ponte Morandi rappresenta anche la metafora di come il Paese viva: si è spezzato qualcosa. Il Ministro Toninelli, alle infrastrutture, arriva in Aula e dice di avere subito delle pressioni per non desecretare gli atti. Le cariche istituzionali sono dei pubblici ufficiali e si ha l'obbligo di denunciare. Come si muoverà il PD in tal senso?
In un Paese normale un ministro, dopo tutto quello che ha detto e non ha fatto, sarebbe stato obbligato alle dimissioni. Toninelli è ancora lì. Ha raccontato mezze verità alle quali ha sempre fatto seguire delle mezze smentite mostrandosi ora spregiudicato, ora bugiardo, ora in confusione, finendo col palesare un'incapacità imbarazzante. Che fossero dei dilettanti allo sbaraglio era chiaro da diversi anni, che lo fossero in maniera esponenziale, mostrando spudoratezza, pressappochismo e cinismo anche nei momenti più tragici del Paese è oggettivamente disarmante. E questo gli italiani l'hanno capito.
Lotta dura agli sbarchi, lo aveva dichiarato Salvini in campagna elettorale, lo sta mettendo in atto. I migranti della Diciotti erano ostaggio dell'Italia o dell'Europa che ha lasciato il nostro Paese da solo ad affrontare questa emergenza? Lei è salito su quella nave, ha visto con i suoi occhi...
Quel giorno ho visto con i miei occhi cos'è la disperazione. Donne e uomini stremati, impauriti, devastati dalle fatiche di un lungo viaggio. Un viaggio chiamato speranza. Un viaggio che per moltissimi di questi, così come di tutti quelli che sono sbarcati e, nonostante la propaganda salviniana, continuano a sbarcare sulle nostre coste, vede l'Italia come un Paese di transito. Di primo approdo. Le loro mete sono altre: Francia, Germania, Paesi del Nord. Ma questo a Salvini non importa. Ha condotto una campagna elettorale incentrata sull'odio nei confronti del diverso, ha imposto mediaticamente la fake news della 'invasione', ha toccato le corde più redditizie, quelle del sentimento della paura.
Tuttavia, il caso Diciotti gli è sfuggito di mano. I reati che gli sono stati contestati sono molto gravi e ben strutturati dal punto di vista della Procura. La giustizia farà il suo corso ma una cosa è certa: quanto avvenuto è stata la sconfitta del buon senso e dell'umanità; la
vittoria dell'arroganza e della supponenza. Anche perché, se l'obiettivo era quello di sensibilizzare i Paesi Ue siamo in presenza di una sconfitta su tutti i fronti: l'Italia è più sola che mai, abbandonata anche, se non soprattutto, da quei Paesi di Visegrad che Salvini reputa amici e sodali della nuova internazionale populista.
Miceli da dove parte l'area renziana? I territori sentono la mancanza di una guida forte e presente. La Politica è la grande assente, anche lei deve fare la sua parte...
Non so da dove parte e neanche dove arriva. Non guardo lo specchietto retrovisore quando sono fuori dall’auto, né ho una palla di vetro funzionante. Mi limito a tenere in salotto quella dei miei figli con il pesciolino rosso dentro. Tuttavia, quello che so è che il PD nella
sua interezza ha una grande, enorme necessità di riorganizzarsi, di superare le inutili e dannose divisioni interne, di smetterla con il fuoco amico. Basta con la sindrome devastante da congresso permanente. Diamo un’immagine pessima. I miei nemici sono l’incompetenza e la sciatteria di questo Governo, non le altre correnti del PD. In quest’ottica io, come sempre, sono pronto a dare il mio contributo.
Un'ultima domanda, onorevole Miceli. Lei che frequenta i palazzi romani ci tolga una curiosità: ci sa dire che fine ha fatto il premier Giuseppe Conte?
Chiedete a 'Chi l'ha visto?' oppure chiamate i Ghostbusters, Non mi intendo né di persone scomparse né di ectoplasmi.