Sulla villetta di Casteldaccia, travolta dal fiume e nella quale sono morte 9 persone. «La casa travolta dal fiume era abusiva e pendeva dal 2008 un ordine di demolizione del Comune che è stato impugnato dai proprietari dell'immobile davanti al Tar - ha spiegato il sindaco Giovanni Di Giacino - Da quanto ci risulta ancora il tribunale amministrativo non ha provveduto, per cui la demolizione non è stata possibile».
Ci sono tante concause” all’origine della tragedia a Casteldaccia “ma due hanno maggiore peso: la vicinanza del fabbricato al letto del fiume e la cattiva manutenzione ordinaria e straordinaria della rete idrografica. Oggi c’era una miriade di rifiuti di vario tipo e genere, dal manichino alla bombola di gas alla folta vegetazione che impedisce il deflusso dell’acqua”.
A dirlo, dopo un sopralluogo nella zona, è il geologo Fabio Tortorici, presidente della Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi e consigliere dello stesso.
L’area “è abbastanza antropizzata – spiega Tortorici interpellato dall’ANSA – con fabbricati a poche decine di metri dall’alveo del fiume, sui cui argini cresce molta vegetazione spontanea che finisce nel letto del fiume e che in una fase di piena non agevola lo scorrimento dell’acqua” aggiunge guardando dall’alto la zona dell’incidente.
Il geologo spiega che il fatto che non ci siano state abbondanti precipitazioni nel punto in cui si è verificata la tragedia non è indicativo perché “bisogna considerare tutto il bacino idrografico, che è esteso 130 chilometri quadrati, se comprende canali o torrentelli”.
Le norme che si occupano della pulizia idraulica risalgono al 1904, ricorda il geologo secondo cui “va rivisto il governo del territorio, che non è cosa di semplice soluzione. Da decine di anni nei territori non c’e’ una adeguata manutenzione. La questione della pulizia idraulica investe tutta l’Italia”.
La competenza sarebbe dei Comuni e della Forestale ma intanto ciò che occorre sono “i finanziamenti più che le leggi”. Infine, Tortorici osserva che “mancano idrogeologi nelle piante organiche delle strutture che si occupano della manutenzione ma sarebbero le più adeguate sentinelle del territorio“.