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12/11/2018 09:01:00

Il governo non ha rifinanziato il bonus bebè

Il bonus bebè, al momento, è destinato a scomparire a fine anno. Questo perché con l’ultima manovra il sostegno alla nascita dei figli (960 euro all’anno) era stato rinnovato per i soli nati del 2018 e per il primo anno di vita; e nell’ultima Legge di Bilancio presentata dal governo gialloverde non c’è traccia di un rifinanziamento. Il ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana ieri è intervenuto, dicendo che arriverà un emendamento governativo per ripristinarlo.

Il senatore Pillon, della Lega, propone con un disegno di legge la creazione di aree videosorvegliate presso gli ospedali dove le madri che rifiutano i loro neonati possano lasciarli senza incorrere nei rigori dell’articolo 591 del codice penale (abbandono di persone minori o incapaci). Si tratta in pratica di ristabilire una sorta di moderna «ruota degli innocenti».

L’Europa potrebbe procedere per «infrazione del debito»
Se le risposte alla Commissione europea, che il governo italiano è tenuto a fornire entro la serata di oggi, non fossero soddisfacenti, la Commissione potrebbe procedere contro l’Italia non per l’eccesso di deficit, ma per aver infranto la «regola del debito». L’infrazione della «regola del debito» (quello italiano è al 130% del Pil e non al 60% come imposto da Maastricht e l’Italia era impegnata a farlo scendere) impone una correzione del bilancio pubblico «che potrebbe durare diversi anni, forse cinque, durante il quale la politica economica del paese e i piani di riforma strutturale sarebbero sottoposti a vigilanza europea trimestrale» scrive il Sole 24 Ore.

Il governo vuole unificare le reti Tim ed Enel
«Stiamo lavorando per creare le condizioni affinché si crei un unico player italiano che permetta la diffusione per tutti i cittadini di internet e banda larga», ha detto ieri Luigi Di Maio a La7. «Non c’è nessuna volontà di fare espropri proletari, lo faremo dialogando con tutti e pensando ai posti di lavoro. Io credo che entro la fine dell’anno anche il dossier Tim vada chiuso». Si tratta di creare una sola rete di telecomunicazione e di metterla a disposizione di tutti gli operatori. Il governo procederebbe attraverso Cassa Depositi e Prestiti e, secondo il Sole 24 Ore, Giorgetti e Tria sarebbero d’accordo con Di Maio. Pero i sindacati sono contrari e Cassa Depositi e Prestiti e Enel, azionisti di Open Fiber, potrebbero avere idee opposte su come procedere.
«Il Governo, che non può intervenire direttamente su Telecom - dal momento che si tratta di una società privatizzata - è consapevole che, per come sono messe le cose oggi, ci sono 22mila posti a rischio che, secondo le stime fatte, potrebbero salire a 30mila nell’arco di un paio d’anni. Inoltre il timore è che si allunghi su Tim l’ombra di Orange (l’azionista di riferimento dell’ex monopolista transalpino è lo Stato francese), che già in passato ha mostrato più volte di essere spettatore interessato» scrive sempre Il Sole 24 Ore di oggi.