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19/11/2018 06:50:00

L’Antigruppo siciliano sulla Rivista Treccani

 

Articolare storicamente il passato non significa conoscerlo

“come propriamente è stato”. Significa impossessarsi

di un ricordo così come balena in un attimo di pericolo.

 

Walter Benjamin (Tesi di filosofia della storia, VI)

 

 

Nel mese di ottobre 2018 è uscito il primo numero della Rivista quadrimestrale dell’Enciclopedia Italiana della Treccani. Tra le sue pagine, a firma del giovane marsalese Marco Marino, troviamo un articolo su “L’Antigruppo siciliano” (pagg. 72/77) e la riproduzione di foto e immagini dei soggetti (variamente partecipi tra poeti e artisti) che hanno animato il gruppo non-gruppo, l’Antigruppo. Il movimento poetico che, in Sicilia, tra gli anni Sessanta, Settanta e Ottanta del secolo scorso, si è assunto il compito, con la sua azione d ‘avanguardia, di svecchiare il vecchio clima poetico dell’Isola e le sue scritture tradizionali. Trapani, Palermo e Catania furono i luoghi principali che videro la nascita dell’Antigruppo siciliano e i suoi sviluppi; in queste  sedi e attorno alle  figure  di Santo Calì (Catania), Crescenzio Cane, Pietro Terminelli, Ignazio Apolloni (Palermo), Nat Scammacca, Rolando Certa, Gianni Diecidue, Nicola Di Maio (Trapani) si raccolsero le voci nuove di tutta l’Isola.

Marco Marino è un giovane (classe 1996) che, in atto, studia lettere classiche presso l’Università di Palermo. Qui cura il suo itinerario formativo attraversando gli studi che lo immergono nei “luoghi” della cultura e della letteratura greca e neogreca. Di recente, un viaggio l’ha portato in Grecia; un’esperienza che l’ha messo in contatto con le voci più qualificate e presenti della poesia greca. Al pubblico si presenta come critico militante.  Collabora con le pagine culturali del giornale online «Tp24.it» e predilige la promozione letteraria in genere.  Quella isolana è la sua passione prediletta; in particolare si attiva come organizzatore e consulente di rassegne volte alla diffusione della lettura sul territorio della provincia di Trapani.

La “nota” sull’Antigruppo, pubblicata sulla prestigiosa rivista e a firma del nostro, è “dedicata ad Antonino Contiliano (“ultimo testimone di quel sogno siciliano chiamato Antigruppo siciliano, e alla sua passione per le parole …”). Nel suo testo, Marco Marino inquadra i primi anni (il decennio degli anni Settanta) dell’esperienza letteraria dell’Antigruppo siciliano; l’arco di tempo che scrive “la poetica dell’impegno” dei poeti siciliani e l’opposizione critica allo sperimentalismo formale del Gruppo 63. Sono  cioè gli anni in cui, grazie ai poeti dell’Antigruppo, “ la  Sicilia conobbe la sua stagione beat”.

L’articolo, corredato da foto gentilmente concesse dalla famiglia Certa e da un disegno di Giacomo Cuttone tratto dalla silloge  poetica “Anticorpi” (pubblicata nel 1983 dalle Edizioni “Impegno 80”) del poeta greco Dimitris Kakavelakis.

L’articolo, inoltre, chiarisce finalmente  la “querelle” relativa alla paternità della parola “sicilitudine”. Finora attribuita, dai maggiori dizionari, alla penna di Leonardo Sciascia (cosa che lo stesso scrittore smentisce), la parola “sicilitudine” è neo-conio, per la prima volta, del poeta e artista Crescenzio Cane (fondatore insieme con Nat Scammacca, Rolando Certa e Gianni Diecidue del movimento storico dell’Antigruppo siciliano).

 Lo stesso Leonardo Sciascia (a suo tempo) poi l’ha già detto e scritto; ne annota la paternità fra le righe (di un catalogo) che accompagnano una mostra del 1972 delle opere dello stesso Crescenzio Cane (artista e poeta). La mostra si teneva presso la Galleria “Arte al Borgo” di Palermo. Lo stesso poeta (riportiamo) dice: “Crescenzio Cane è l’inventore della parola sicilitudine che lettori distratti e critici peggio che distratti ingiustamente e ingiustificatamente ritengono mia” e che   “sarà anche mia, come di ognuno che si trova a fare i conti con lo stare e l’essere in Sicilia”.