Assolti anche in secondo grado i due medici dell’ospedale di Castelvetrano, Cataldo Anzalone e Vito Francesco Cuttone, entrambi di 60 anni, finito sotto processo con l’accusa di omicidio colposo dopo la morte della 32enne castelvetranese Girolama “Mimma” Leone, che tre giorni prima del decesso aveva partorito una bambina.
Il 15 luglio 2017, ad assolvere i due medici era stato il giudice monocratico di Marsala Matteo Giacalone. Adesso, quella sentenza è stata confermata dalla seconda sezione penale della Corte d’appello di Palermo.
Per i due imputati, in primo grado, il pm Anna Sessa aveva invocato la condanna, chiedendo 2 anni e 9 mesi di reclusione per Cuttone e 2 anni per Anzalone. I due camici bianchi erano accusati di non avere compreso la reale gravità delle condizioni della donna, il cui decesso avvenne il 13 maggio 2011 al Policlinico di Palermo – dove la paziente fu trasferita in eliambulanza dopo il parto cesareo d’urgenza eseguito all’ospedale Sant’Antonio di Trapani – per la rottura di un vaso sanguigno del cervello a causa della pressione alta dovuta alla gestosi.
A Cuttone e Anzalone si contestava di non aver diagnosticato la patologia e di non essere intervenuti in tempo. Girolama Leone, che era alla 35° settimana di gravidanza, morì dopo avere dato alla luce una bambina che adesso ha sette anni e mezzo e non ha mai conosciuto la madre.
I due medici, secondo l’accusa, non compresero il reale motivo dei forti dolori addominali accusati dalla donna, che solo all’indomani del ricovero, dopo un’intera notte senza alcun intervento (un parto cesareo d’urgenza, secondo inquirenti, avrebbe potuto salvarla), fu trasferita a Trapani. Intanto, le condizioni della partoriente si erano notevolmente aggravate. Ad Anzalone, difeso da Vito Signorello, si rimproverava di non avere predisposto il ricovero, rimandando a casa la donna intorno alle 19.30 del 10 maggio. A Cuttone, invece, di non avere effettuato gli esami ematochimici urgenti, non procedendo al taglio cesareo.
Nel corso del processo, sono stati ascoltati diversi medici consulenti di parte (difesa, accusa e parte civile), ma i loro contrastanti pareri hanno convinto il giudice Matteo Giacalone ad accogliere la richiesta degli avvocati Caracci e Stefano Pellegrino, difensori di Cuttone, di nominare due periti super partes. Questi furono individuati dal giudice nel ginecologo Domenico Arduini e nel medico legale Vincenza Liviero, che poi, in aula, hanno sostanzialmente dichiarato che i due medici imputati avrebbero commesso degli errori, ma che Girolama Leone sarebbe morta ugualmente (a causa dell’emorragia cerebrale). Una conclusione che uno dei due avvocati di parte civile, Celestino Cardinale, legale del marito e dei figli di Mimma Leone, dopo la prima sentenza, ha definito “contraddittoria, illogica e incomprensibile”.
Altro legale di parte civile (per i genitori della vittima) è stato Giovanni Gilletta. Adesso, l’avvocato Celestino Cardinale, dopo la sentenza di secondo grado, ritiene “utile, per una completa spiegazione della vicenda, porre a disposizione la sentenza, del primo grado di giudizio, di assoluzione dei dottori Anzalone e Cuttone, condivisa dalla Corte di Appello di Palermo, nella quale, con riferimento alla condotta dei due imputati, leggesi “l’Anzalone omise totalmente l’esecuzione di indagini laboratoristiche di approfondimento… che era necessario eseguire per potere effettuare una corretta diagnosi, di talché… la condotta dell’Anzalone fu imperitamente e negligentemente omissiva…certamente più grave è però la condotta omissiva ascrivibile al Cuttone…il Tribunale ritiene che vi sia stata da parte del Cuttone una macroscopica sottovalutazione del quadro clinico presentato dalla gestante…alla luce di quanto acclarato il contegno serbato dal Cuttone è stato dunque certamente difforme rispetto alla migliore pratica medica e ai dettami delle principali linee guida vigenti in materia…il Tribunale ritiene che… nel caso di specie si possa serenamente escludere una rilevanza causale del meningioma rispetto all’evento mortale occorso alla donna”. E il legale di parte civile aggiunge: “Tuttavia, nonostante la pur stigmatizzata enorme negligenza dei due imputati, è stato ritenuto, con affermazione non condivisa da questo difensore che farà ricorso alla Suprema Corte di Cassazione, che la sig.ra Leone sarebbe ugualmente morta indipendentemente dalla scienza degli imputati, che, pertanto, incredibilmente, hanno potuto godere del beneficio del dubbio di avere concorso nella determinazione dell’evento mortale”.