I Comuni non possono essere considerati dei "successori" degli Ato, soppressi nel 2010, che avevano una "perfetta autonomia patrimoniale": i decreti ingiuntivi emessi nei confronti degli Ambiti territoriali ottimali, quindi, non possono ricadere sulle spalle degli enti locali.
Con queste motivazioni la terza sezione del Tar Sicilia, presieduta da Maria Cristina Quiligotti, ha rigettato la richiesta di condanna al pagamento complessivo di un milione di euro avanzata dalle società Sirtec srl e D'Angelo srl nei confronti del Comune di Salemi, difeso dall'avvocato Vito Scalisi, e di altri dieci comuni trapanesi.
La vicenda è legata ad alcuni crediti vantati dalle due società nei confronti della Ato rifiuti Belice Ambiente Spa per servizi resi in passato: le due srl, che avevano già ottenuto dei decreti ingiuntivi da parte dei tribunali di Sciacca e Trapani, davanti alla messa in liquidazione della Belice Ambiente hanno chiesto al Tar di ottenere le somme spettanti dai comuni in quanto soci dell'Ato.
L'amministrazione comunale di Salemi, guidata dal sindaco Domenico Venuti, ha sostenuto invece l'improcedibilità dei ricorsi dal momento che il Comune era "totalmente estraneo" a una vicenda che si era sviluppata tra le aziende private e l'Ato e ha così ottenuto una sentenza favorevole da parte dei giudici amministrativi.
"Eravamo convinti di essere nel giusto e alla fine il Tar ci ha dato ragione - evidenzia Venuti -. L'esperienza degli Ato è stata fallimentare e non era pensabile che fosse il Comune a pagare il costo di pessime gestioni di un ente autonomo come l'Ambito territoriale ottimale. Quei tempi sono ormai un ricordo - aggiunge il sindaco di Salemi -, la nostra città da due anni ha ormai voltato pagina con una gestione autonoma dei rifiuti che ha portato a buone percentuali di raccolta differenziata e all'abbattimento del costo della Tari per i cittadini".