La seconda sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta dal giudice Gallo, ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Giovanni Castronovo annullando l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti del saccense Domenico Maniscalco, 53 anni, arrestato lo scorso 22 gennaio nell’ambito della maxi operazione antimafia, condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento, denominata Montagna.
Torna in libertà, dunque, Domenico Maniscalco. Considerato il braccio destro di Salvatore Di Gangi, storico boss di Sciacca con contatti anche fuori l’agrigentino da diversi decenni, Maniscalco è titolare di una ditta che si occupa di edilizia. Il suo ruolo, secondo gli inquirenti, sarebbe stato di primo piano all’interno della consorteria mafiosa di Sciacca. Ricostruzione, questa, che la Corte di Cassazione ha ritenuto infondate e, per tale motivo, ne ha disposto la scarcerazione.
Il nome di Maniscalco, inoltre, viene fuori anche dalle carte dell’ultimo grande blitz antimafia che ha disarticolato la commissione provinciale di Palermo con l’arresto di Settimo Mineo. Maniscalco risulta partecipare a diversi summit mafiosi – registrati dai Ros – in cui presero parte anche altri esponenti di Cosa Nostra siciliana quali Filippo Bisconti (arrestato nelle scorse settimane), Giuseppe Costa Cardone di Catania, Giuseppe Marotta di Pietrapezia. Al momento dell’arresto , lo scorso 22 gennaio, Maniscalco fu trovato in possesso di 49.200 euro in contanti.