Uno sconto di 207 giorni sulla pena da espiare perchè la sua detenzione in carcere, per ampi periodi, è stata "disumana e contraria ai principi della Corte europea dei diritti dell'uomo".
Il magistrato di sorveglianza di Caltanissetta, Gianluca Creazzo, ha accolto, in buona parte, il reclamo presentato dall'avvocato Salvatore Cusumano, difensore di Gaetano Licata, 35 anni, di Villaseta, condannato a 10 anni di carcere con l'accusa di associazione mafiosa.
Licata, detenuto ininterrottamente dal 26 giugno del 2012, giorno in cui è scattato il blitz della polizia, è stato riconosciuto colpevole di avere fatto parte della famiglia mafiosa di Porto Empedocle. Lo scorso 29 aprile presenta un'istanza al tribunale di sorveglianza lamentando che le sue condizioni di detenzione sono state "contrarie ai principi di umanità sanciti dall'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo".
Licata, in particolare, denunciava la circostanza che le celle delle carceri dove è stato detenuto negli ultimi sei anni e mezzo, vale a dire quelle di Agrigento e Palmi, erano troppo piccole avendo uno spazio inferiore ai tre metri quadrati in media per detenuto.
La legge sull'ordinamento penitenziario prevede un risarcimento, con uno "sconto" sulla pena (o di tipo economico se la condanna è stata già espiata), qualora venga riconosciuto che il trattamento del recluso è stato contrario ai principi di umanità. Il giudice gli ha dato ragione per la quasi totalità, riconoscendo che il periodo di detenzione è stato "inumano e degradante" nella sua detenzione al carcere Petrusa di Agrigento, dove a causa del sovraffollamento lo spazio a disposizione era inferiore ai tre metri per ciascun detenuto.
I periodi per i quali è stato riconosciuto l'indennizzo sono quello compreso fra il 26 giugno del 2012 e il 18 maggio del 2013 e quello fra il 15 giugno del 2013 e il 24 marzo del 2018. In tutto 2069 giorni di detenzione "inumana" che si sono valsi uno sconto di quasi sette mesi.