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28/12/2018 09:53:00

Quanto costa lo staff di Conte, Di Maio e...

 Lo staff esterno del premier Conte è costato fino ad oggi 226 mila euro. Il più pagato è il portavoce Rocco Casalino, che intasca 169 mila euro l’anno. Con le sue tre poltrone da vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Di Maio ha uno staff che finora è costato 283 mila euro. Il compenso più alto è per Pietro Dettori, fedelissimo di Casaleggio che guadagna 130 mila euro l’anno. Tra gli altri ministri del M5s, Sergio Costa (Ambiente) si è circondato di uno staff di 14 persone che è pesato finora sulle casse dello Stato 323 mila euro. Il solo capo di gabinetto, Pier Luigi Petrillo, intasca 226 mila euro l’anno. Lo racconta Il Giornale oggi in edicola.

Di Maio fa marcia indietro sulle tasse al no profit
In seguito alla proteste del mondo del volontariato, Di Maio s’è accorto che la norma che prevede il raddoppio dell’Ires dal 12 al 24% agli enti no profit non va bene. «Si volevano punire coloro che fanno finto volontariato ed è venuta fuori una norma che punisce coloro che hanno sempre aiutato i più deboli», ha detto il vicepremier, spiegando che la norma non può essere cambiata subito in manovra perché altrimenti si andrebbe in esercizio provvisorio, «ma il governo interverrà nel primo provvedimento utile». Bisognerà però trovare le coperture: secondo le tabelle del Bilancio quella misura porta entrate per 118,4 milioni nel 2019, 157,9 nel 2020 e nel 2021.

Ncc bruciano il fantoccio di Di Maio
È andata in scena ieri a Roma l’ennesima protesta degli Ncc, che non accettano la nuova regolamentazione del loro settore inserita nella manovra.  Durante la manifestazione è stata esposta una bara avvolta in un tricolore con su scritto «la libertà assassinata dal governo del cambiamento». Esposto anche un fantoccio del vicepremier Di Maio con un cappio al collo e in mano il cartello «schiavo dei tassisti», fantoccio a cui poi è stato dato fuoco. Un documento degli autisti a noleggio è stato consegnato al Quirinale, ma non c’è stato nessun incontro con Mattarella.

Per i tecnici con la manovra saliranno le tasse
In audizione in commissione Bilancio della Camera, il presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (organismo indipendente), l’economista Giuseppe Pisauro, ha bocciato senza appello la parte fiscale della manovra ma non solo: la crescita ora è fissata a livelli accettabili, ma non sarà l’1% bensì lo 0,8%; preoccupano le clausole Iva per il 2020-2021; con il nuovo testo, gli investimenti diminuiscono invece che aumentare e quindi la manovra «è meno espansiva». Resta poi un «rischio di deviazione» rispetto alle regole europee che ci porta «sempre su un crinale pericoloso». E rispetto al 2018 la pressione fiscale salirà dal 42 al 42,4%, primo aumento da cinque anni.
«Alle 11 di sera la tensione accumulata per tutto il giorno esplode in una bagarre del tutto inedita tra i banchi di una commissione, la Bilancio, impegnata nell’esame solenne della manovra. “Mi avete massacrato per un’ora”, replica gelido il ministro Tria dopo un fuoco di fila di domande e obiezioni e attacchi personali delle opposizioni. La bagarre esplode tra deputati del Pd e dei 5 Stelle, sedati a stento dai commessi. Con il presidente Borghi che si irrita, “non posso vedere gente che mette le mani addosso a un collega”» scrive La Stampa.