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29/12/2018 00:00:00

Beni confiscati alla mafia. Assegnazioni troppo lente

Le aziende che al 16 dicembre 2018 risultano gestite dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata sono 3.022, quelle destinate sono 945. Su un totale di 3.967 aziende passate negli anni per le mani dell’Agenzia, dunque, solo il 31% è stato destinato.

Una percentuale indubbiamente bassa ma che si spiega considerando che non tutte le aziende sono già allo stadio “confisca definitiva” e le tempistiche di gestione sono lunghe e complesse.

La Sicilia non fa eccezione: le aziende in gestione sono 954, quelle destinate 352. Su un totale di 1.306 aziende passate per le mani dell’Agenzia, dunque, solo il 27% sono state destinate.

Discorso diverso, invece, per ciò che attiene gli immobili: sono 17.156 gli immobili in gestione presso l’Anbsc, quelli destinati 15.227 per un totale di 32.383 unità passate per le mani dell’Agenzia secondo gli ultimi aggiornamenti datati 16 dicembre 2018. Il 47% del totale, dunque, è stato destinato.

In Sicilia la percentuale sale al 51% ma in valori assoluti abbiamo il più alto numero d’immobili in gestione: 5.770 contro i 2.361 della Campania e i 1.977 della Calabria, rispettivamente seconda e terza regione in classifica. Numerosi anche gli immobili destinati nell’Isola, e dunque in uso: 6.117, 1.003 solo nel 2018.

Nuovi orizzonti si aprono con la legge 1 dicembre 2018, n. 132 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 281 del 3 dicembre (vedi dettagli in basso) che incrementa di 5 milioni di euro le risorse per le Commissioni incaricate di gestire gli enti sciolti per mafia (articolo 29) e viene rivista l’organizzazione dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (articolo 37), che potrà avere fino a quattro sedi secondarie.

L’articolo 37 invece liberalizza la vendita dei beni sequestrati ai mafiosi anche ai privati (con rigorosi controlli a garanzia che il bene non torni in mani sbagliate).

Bisogna ricordare che permangono delle difficoltà nell’assegnazione di determinate tipologie di beni. Il prefetto Ennio Mario Sodano, direttore dell’Agenzia, nel corso della nostra ultima intervista, datata gennaio 2018, sottolineava che “le tante aziende che risultano in carico all’Agenzia in realtà non producono bilanci da due-tre anni e quindi esistono solo sulla carta. Le aziende ancora attive sono 500-600 (dati di gennaio 2018). Inoltre, molto spesso tali aziende mafiose presentano un numero di dipendenti che non è quello reale con una grande presenza di lavoro nero”.

Sugli immobili il prefetto specificava che “le procedure sono molto più rodate, si porrà il problema di cosa fare di quelli che è difficile collocare. Sotto la dicitura immobili vanno unità catastali come la baracca degli attrezzi, garage, fabbricati diroccati in zone impervie, appezzamenti di terreno in zone scoscese... Lì manca l’interesse per poterli utilizzare e ci vorrà una riflessione per far chiudere il cerchio”.