“Quello che preoccupa è considerare ‘un episodio’ quanto successo il 26 mattina. La Sicilia è la regione a più alto rischio sismico d’Italia“. Così il presidente della Regione Nello Musumeci è intervenuto all’Ars in merito ai fatti riguardanti il terremoto che si è verificato nel Catanese. Il governatore ha illustrato quali sono state le azioni del governo regionale: sono state coinvolte la protezione civile, il servizio sanitario, i vigili del fuoco, la Prefettura, il corpo forestale, comuni, forze dell’ordine, l’esercito e i volontari.
Il sisma che ha colpito i sette comuni del Sud Est dell’Etna ha provocato danni agli edifici pubblici e privati, la cui entità non è possibile determinare perché “nonostante l’intervento immediato dei tecnici della protezione civile, del comando dei vigili del fuoco, la ricognizione richiederà ancora diversi giorni“. In ogni caso la stima dei danni attualmente è di non meno di 200 milioni di euro. “I comuni colpiti hanno già alle spalle una storia di attività sismiche perché su quel versante sono presenti diverse faglie e in una si è costruito, quella di Zafferana Etnea“, ha affermato il presidente Musumeci.
Musumeci ha poi snocciolato i numeri dell’intervento post terremoto: 2300 richieste di sopralluoghi, 601 sfollati, 492 unità ospitate in strutture alberghiere, grazie a una convenzione con Federalberghi.
“La giunta di governo si è riunita per adottare due iniziative essenziali – ha detto Musumeci – lo stato di calamità nei sei comuni e la richiesta di stato di emergenza, propedeutico all’ordinanza per stabilire risorse, soggetti destinatari e gestore. La giunta – ha comunicato il Presidente – ha deliberato il piano regionale antisismico, che consiste nel redigere in un primo tempo assai breve la mappatura di tutti gli edifici strategici dell’isola non a norma, soggetti a sollecitazione del terremoto“.
Si tratta di ospedali, scuole, caserme, municipi e prefetture. Il piano regionale antisismico prevede la ricognizione e poi il tipo di intervento e la quantità di risorse da impegnare, per un lavoro di circa tre-quattro mesi. Questo compito sarà affidato al dipartimento della Protezione civile, con i nove uffici del Genio civile.
“Serve rivedere la mappatura delle zone maggiormente vulnerabili – ha detto ancora Musumeci – Occorre una zonizzazione che consenta un esame geologico dei territori dei singoli comuni. Già da sei mesi se ne sta occupando la Protezione civile regionale. Abbiamo il dovere di gridare ad alta voce che la Sicilia non ha una politica di previsione e di prevenzione del rischio, almeno non l’ha avuta negli ultimi 30 anni“.