Quasi fuori tempo massimo, il governo ha ottenuto l’approvazione definitiva alla legge di bilancio. Tutto rimandato per quota 100 e reddito di cittadinanza.
Ieri pomeriggio alla Camera i sì sono stati 313, i no 70. A favore Lega e M5s (che in serata ha chiesto ai dieci deputati assenti «un’esaustiva delucidazione» sulle ragioni della diserzione), hanno votato contro Forza Italia e Fratelli d’Italia, mentre non hanno partecipato al voto Pd e Leu. C’era una certa fretta perché la legge di bilancio va approvata entro il 31 dicembre e, dopo quella data, sarebbe stato necessario ricorrere all’esercizio provvisorio di bilancio. Il presidente della Repubblica Mattarella l’ha già firmata ed entro oggi dovrà essere pubblicata in Gazzetta ufficiale. Alla proclamazione del risultato, abbracci tra Conte e i ministri, mentre dall’Ue è arrivato immediato l’avvertimento per bocca del commissario agli Affari economici Pierre Moscovici: «Seguiremo attentamente l’esecuzione della legge di bilancio». In mattinata gli animi s’erano scaldati parecchio in Aula per un post pubblicato sul Blog delle Stelle (il portale ufficiale del M5s) che parlava di «terrorismo mediatico e psicologico» e denunciava un «una delle più violente offensive nei confronti della volontà popolare perpetrata in 70 anni di storia repubblicana». Fico si è dissociato dal post: «Da presidente della Camera dico che la democrazia non è sotto attacco. Le opposizioni fanno il loro lavoro: è loro diritto opporsi alla legge di Bilancio». Poco dopo il post è sparito dal blog.
Quanto alle due misure cardine della manovra, quota 100 per le pensioni e reddito di cittadinanza, il governo continua a lavorare a un decreto unico che dovrebbe essere pronto nei prossimi giorni.
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«Diciamo la verità: se ci avessero detto, sei mesi fa, che il governo gialloverde sarebbe riuscito, seppure in extremis, a fare approvare la sua legge di stabilità, con dentro il reddito di cittadinanza e la quota 100 per le pensioni, non ci avremmo creduto» scrive La Stampa.
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«Ha perso nella parte finale del suo tormentato cammino 4,6 miliardi originariamente destinati per il 2019 ad arricchire i due “serbatoi” per quota 100 e reddito di cittadinanza per i quali restano a disposizione 11,1 miliardi. Ha visto assottigliarsi di oltre 10 miliardi nel prossimo anno il ricorso al deficit, lievitare a oltre 50 miliardi il peso delle clausole di salvaguardia Iva nel biennio 2020-21 e alleggerirsi la dote per gli investimenti. Ma ha anche imbarcato in corsa la web tax con aliquota al 3%, il saldo e stralcio fiscale per chi ha un Isee inferiore ai 20mila euro, il taglio alle pensioni elevate sopra i 100mila euro lordi annui, il raffreddamento della rivalutazione degli assegni sopra 1.522 euro mensili e il mini-taglio del cuneo facendo leva sulla riduzione di circa il 30% delle tariffe Inail. Così, con una fisionomia quasi stravolta rispetto a quella originaria, la manovra da circa 31 miliardi ha ottenuto sul filo di lana il via libera» fa sintesi Il Sole 24 Ore.
Venezia, ticket d’ingresso da 2,5 a 10 euro
Il comma 1129 del maxiemendamento alla legge di Bilancio permette al Comune di Venezia di tassare chi raggiunge «con qualunque vettore la città antica». Il ticket sostituirà la tassa di soggiorno per i turisti e andrà dai 2,5 ai 5 euro, ma potrebbe arrivare fino a 10 euro in periodi di altissima stagione. Le prime stime della tassa di sbarco oscillano tra i 40 e i 50 milioni l’anno.
«Alla fine hanno vinto i futuristi centotto anni dopo. La Venezia dei forestieri e degli antiquari falsificatori, come scrivevano Marinetti, Carrà, Boccioni e Russolo, la città calamita dello snobismo (oggi divenuto di massa), delle imbecillità universali (confine sempre più difficile da tracciare), e “letto sfondato da carovane di amanti” (27,5 milioni di visitatori l’anno) e soprattutto “cloaca massima del passatismo” (come negarlo infine?), ha finalmente un prezzo: da 2,5 a 10 euro nei periodi di alta stagione. Per entrare si dovrà pagare, come chiede da tempo il sindaco, e non solo lui. Se si paga a Disneyland, città della fantasia, non si deve pagare per visitare la Venezia città della fantasia storica odiata dai Futuristi, ma così amata dai nostri contemporanei?» scrive Repubblica.