“Lo Studio Savalle di Castelvetrano non c’entra nulla con le attività di Giovanni Savalle, anche se i titolari sono suoi consanguinei”.
E’ quanto ha sostanzialmente sentenziato la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani (presidente Enzo Agate, giudice relatore Roberta Nodari) che, accogliendo le tesi e la richiesta dell’avvocato Franco Messina, ha revocato il sequestro dello studio commercialistico castelvetranese, per il quale, ai primi dello scorso agosto, erano scattati i sigilli nell’ambito di un procedimento di prevenzione e per l’applicazione della sorveglianza speciale a carico dell’imprenditore e tributarista Giovanni Savalle.
Il sequestro fu effettuato dai finanzieri del Gico e dai carabinieri del Ros di Palermo e riguardò immobili, società, conti correnti, titoli, depositi a risparmio, carte di credito e polizza vita per un valore di circa 60 milioni di euro. Un “impero” che, secondo l’accusa, Giovanni Savalle avrebbe gestito per conto del superlatitante Matteo Messina Denaro. Giovanni Savalle è figlio di Giuseppe Savalle e di Maria Caccamo, soci proprietari della società Studio Savalle, e fratello del suo legale rappresentante, Carmelo Savalle. Giovanni Savalle è soprattutto il presidente della società Mediterranea che con fondi in parte pubblici e in parte privati ha realizzato, a Mazara del Vallo, il mega-resort di lusso “Giardino di Costanza”. Anche questo immobile, con terreno e piscina, è stato sequestrato. E tale rimane, anche se l’attività dell’albergo è regolarmente funzionante, in quanto gestita da una società milanese estranea all’indagine, che ha in affitto la struttura dall’amministratore giudiziario, a cui paga il canone. E’ stato dissequestrato solo lo studio Savalle, nonché il suo intero capitale sociale e il complesso dei beni societari e dei conti correnti aziendali. E per questo, l’avvocato Franco Messina ha espresso “grande soddisfazione”, elogiando inoltre “l’attenzione dei Giudici nell’analisi delle argomentazioni e degli elementi difensivi che hanno condotto al dissequestro e alla restituzione dei beni della società ai soci Giuseppe Savalle e Maria Caccamo”.