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06/01/2019 19:02:00

Bambino siciliano, a tredici anni, dedica una canzone neomelodica ai carcerati, e spara

 E’ siciliano il bimbo di 13 anni apparso in un video diventato virale - lo vedete qui a fianco - sui social dove armato di una pistola aveva cantato un brano neo melodico dedicato ai detenuti con tanto di colpo sparato in aria. Ad identificarlo la Polizia Postale dopo che nei giorni scorsi il consigliere regionale dei Verdi della Campania, Francesco Emilio Borrelli aveva attirato l’attenzione sul video super condiviso su Facebook.

«Alla luce della viralità e del conseguente allarme sociale destato dal video - rileva la Polizia Postale - la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Napoli ha tempestivamente aperto un fascicolo per il coordinamento delle indagini del caso. Grazie agli accertamenti complessi condotti dai poliziotti del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Napoli mediante consultazione incrociata di fonti aperte e di banche dati di polizia, ieri il protagonista del video è stato identificato in un giovane siciliano di 13 anni cresciuto in un contesto difficile».

Da quanto risulta il minorenne e i componenti della sua famiglia sono già stati segnalati più volte all’autorità giudiziaria per reati contro il patrimonio.

Inizialmente si pensava che il ragazzo ripreso fosse originario del capoluogo campano, per il fatto che il protagonista del video si esibisce nel canto di un brano di musica neomelodica. Invece, queste canzoni sono largamente diffuse anche negli ambienti popolari della Sicilia, in cui i minori imparano a cantarle in lingua napoletana. Il video, prima di essere oscurato su Facebook, ma amopiamente disponibile su altre piattaforme e sullo stesso social aveva avuto quasi 200 mila visualizzazioni. Il brano è intitolato "Senza Libertà" ed è dedicato, come dice il ragazzino prima di iniziare a cantare, a una persona che, forse, è stata privata della libertà, come i carcerati. Il bimbo, subito dopo avere finito di cantare, spara un colpo in aria. Borrelli definisce le immagini "sintomatiche di un profondo disagio sociale" e, per questo motivo, invoca l'immediato intervento dei servizi sociali.