Caro Presidente Mattarella, quanta aria pura, quanto ossigeno salutare hai fatto entrare nelle case degli italiani col tuo limpido discorso di Capodanno! Ecco perché ho deciso di chiamarti “mio Capitano”. Perché solo tu hai saputo riassumere e rischiarare, con parole semplici e brevi, tutto il complesso groviglio dei problemi e delle angosce che da troppo tempo attanagliano il nostro Paese, e uccidono la speranza in milioni di cittadini. In questo smarrimento, abbiamo tutti bisogno di una guida e di un conforto: e tu hai certamente dimostrato di essere il più degno di assolvere a questo alto compito. Tu sei la voce più saggia che abbiamo.
Eppure, mio Capitano, qualche irriducibile sfascista ti ha immediatamente irriso e criticato. Irritati, e forse anche spaventati, dal successo che il tuo discorso ha riscosso presso la grande maggioranza degli italiani, gli strenui fautori dell'odio ti hanno dato del vecchio democristiano, ipocrita e buonista. Che cecità, e che errore! Questi sciocchi ignorano totalmente il valore politico e morale delle parole che hai pronunciato.
Tu hai cominciato puntando il dito sui social, e sull'orribile fiume di cattiveria, di falsità e di veleno che in ogni istante ribolle su internet, generando uno stravolgimento diabolico della realtà, dei rapporti umani, di quel senso della comunità che dovrebbe invece nutrirsi di comprensione, mitezza e ragionevolezza. Tu hai ricordato che una vera comunità può fondarsi solo sulla solidarietà. E questo non è “buonismo”! È la semplice, inoppugnabile verità. Tu infatti hai rammentato l'opera preziosissima di chi s'impegna nel volontariato, e di chiunque lavora al servizio del prossimo. Hai lodato “l'Italia che ricuce e che dà fiducia”, e hai condannato con fermezza l'iniqua “tassa sulla bontà” escogitata dagli insipienti che sventuratamente ci governano.
Caro Presidente, tu sei stato letteralmente costretto a firmare in extremis una manovra economica che ha gravemente scavalcato e umiliato il Parlamento, in aperta sfida alla Costituzione e alla democrazia. Non l'hai fatto certo per debolezza, ma per alto senso della responsabilità, per evitare di danneggiare il Paese esposto a gravi rischi nel contesto della politica europea e dell'economia mondiale.
Ed è chiaro ed evidente quali e quante siano le tue preoccupazioni per le derive sociali e culturali che minacciano l'Italia. Hai ricordato i delinquenti nazistoidi che usano le partite di calcio per seminare violenza e odio razzista. Hai evocato le piaghe della disoccupazione, del debito pubblico, delle carenze nelle infrastrutture, del degrado di tante periferie.
Tra le righe del tuo discorso si legge chiarissima la condanna di una politica che usa i rancori e le paure per fare man bassa di consensi a buon mercato. La politica delle vendette contro i “parassiti” di turno (orrendo insulto che Hitler amava indirizzare contro gli ebrei), delle idee insensate (come quella di usare i militari per tappare le buche nelle strade di Roma!), delle brutali “pacchie che devono finire”, dei porti chiusi ad ogni costo e dei diritti negati. La giustissima resistenza civile di Leoluca Orlando e di altri sindaci contro le disumane norme xenofobe del cosiddetto “decreto sicurezza” appare in questo contesto (anche se ovviamente solo sul piano dell'etica) come una logica applicazione del tuo discorso di Capodanno (sul piano giuridico sarà la Consulta a stabilire chi ha ragione).
Infine, hai giustamente ricordato che l'Italia in pauroso declino non ha alcuna speranza di resurrezione al di fuori di un'Unione europea rinnovata e rilanciata. Hai augurato il buon anno ai più di cinque milioni di immigrati che vivono e lavorano onestamente nel nostro Paese. Che dire di più? Mio Capitano, queste non sono parole al vento. Sono atti di giustizia e di verità. Sono moniti pesanti e concreti, che ciascuno di noi deve sentir risuonare nella coscienza. Sono inviti alla responsabilità personale, ad agire tutti per il bene collettivo. Sono la chiave della vera sicurezza, perché, come tu hai fatto ben capire, la sicurezza non si ottiene vomitando ingiurie nelle piazze e sui social, odiando, discriminando e armandosi di corazze e di pistole, ma vivendo onestamente, in pace, comprensione e solidarietà.
Buon anno e lunga vita a te, mio Capitano!
Sélinos