Un nuovo possibile mandante della strage di Pizzolungo. Ad accusarlo, oltre alla Procura di Caltanissetta, che ha chiesto al gip del Tribunale di nisseno di processare Vincenzo Galatolo, è la stessa figlia del boss a capo del rione dell'Acquasanta a Palermo. L'accusa per Galatolo parte dalla figlia. «Non appena il telegiornale diede la notizia mia madre iniziò a urlare, i bambini non si toccano. Mio padre le saltò addosso, cominciò a picchiarla, voleva dare fuoco alla casa». «Avevo vent'anni - il racconto di Giovanna, che oggi collabora con la giustizia - a casa sentivo mio padre che diceva ”quel giudice è un cornuto. Poi, si verificò l'attentato. E mi resi conto, anche mia madre capì. Non si dava pace”».
La strage di Pizzolungo, avvenuta il 2 aprile 1985, aveva l'obiettivo di far saltare in aria il giudice Carlo Palermo, arrivato da poco tempo a Trapani, dopo la morte di Giangiacomo Ciaccio Montalto. A morire quel giorno furono però una mamma e i due gemellini, Barbara Rizzo e Salvatore e Giuseppe Asta. Fino ad oggi, con quello in corso, sono quattro i processi svolti. Il primo si è chiuso con l'assoluzione degli imputati ritenuti esecutori. Gli altri due procedimenti invece si sono chiusi con le condanne di Riina e Virga, Nino Madonia e Balduccio Di Maggio.
Per la strage di Pizzolungo, se c'è stata la condanna per i mandanti, non c'è però chiarezza per il movente. Si sa per certo che l'esplosivo usato per fare saltare in aria Barbara Rizzo e i suoi bambiniera era lo stesso utilizzato per la strage del Rapido 904 che pochi mesi prima, il 23 dicembre del 1984, fece 17 vittime e di quello trovato nella borsa che doveva esplodere all'Addaura nell'89 per uccidere Giovanni Falcone.
Tra i nuovi spunti d'indagine su cui si stanno soffermando i magistrati ci sono alcuni verbali con le dichiarazioni del pentito Santino Di Matteo e in particolare uno riguarda la riunione del mandamento mafioso di Castelvetrano in cui erano presenti Francesco e Matteo Messina Denaro che si sarebbero riuniti per deliberare l'attentato.