Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
07/01/2019 08:00:00

Strage di Pizzolungo, i pm chiedono di processare il boss Vincenzo Galatolo

Un nuovo possibile mandante della strage di Pizzolungo. Ad accusarlo, oltre alla Procura di Caltanissetta, che ha chiesto al gip del Tribunale di nisseno di processare Vincenzo Galatolo, è la stessa figlia del boss a capo del rione dell'Acquasanta a Palermo. L'accusa per Galatolo parte dalla figlia. «Non appena il telegiornale diede la notizia  mia madre iniziò a urlare, i bambini non si toccano. Mio padre le saltò addosso, cominciò a picchiarla, voleva dare fuoco alla casa». «Avevo vent'anni - il racconto di Giovanna, che oggi collabora con la giustizia - a casa sentivo mio padre che diceva ”quel giudice è un cornuto. Poi, si verificò l'attentato. E mi resi conto, anche mia madre capì. Non si dava pace”». 

La strage di Pizzolungo, avvenuta il 2 aprile 1985, aveva l'obiettivo di far saltare in aria il giudice Carlo Palermo, arrivato da poco tempo a Trapani, dopo la morte di Giangiacomo Ciaccio Montalto. A morire quel giorno furono però una mamma e i due gemellini, Barbara Rizzo e Salvatore e Giuseppe Asta. Fino ad oggi, con quello in corso, sono quattro i processi svolti. Il primo si è chiuso con l'assoluzione degli imputati ritenuti esecutori. Gli altri due procedimenti invece si sono chiusi con le condanne di Riina e Virga, Nino Madonia e Balduccio Di Maggio.

Per la strage di Pizzolungo, se c'è stata la condanna per i mandanti, non c'è però chiarezza per il movente. Si sa per certo che l'esplosivo usato  per fare saltare in aria Barbara Rizzo e i suoi bambiniera era lo stesso utilizzato per la strage del Rapido 904 che pochi mesi prima, il 23 dicembre del 1984, fece 17 vittime e di quello trovato nella borsa che doveva esplodere all'Addaura nell'89 per uccidere Giovanni Falcone.

Tra i nuovi spunti d'indagine su cui si stanno soffermando i magistrati ci sono alcuni verbali con le dichiarazioni del pentito Santino Di Matteo e in particolare uno riguarda la riunione del mandamento mafioso di Castelvetrano in cui erano presenti Francesco e Matteo Messina Denaro che si sarebbero riuniti per deliberare l'attentato.