Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
05/03/2019 04:00:00

Turismo, Palermo è l'unica città siciliana tre le top 50 più visitate

Nella lista dei primi cinquanta comuni italiani per numero di turisti, Palermo è l'unico comune della Sicilia  ed è attestato al 38° posto in graduatoria. Non impressiona che Palermo sia preceduta da città come Roma, Milano, Venezia o Firenze, ma certo stupisce che piccoli centri come Cavallino-Tre porti, San Michele al Tagliamento, o Lazise possano vantare un numero di turisti almeno doppio di quello palermitano.

Del resto, la sola città di Roma mette assieme il doppio dei turisti dell'intera Sicilia e venti volte quelli di Palermo. Il 21% degli stranieri che arrivano in Italia sceglie le località turistiche del Veneto; l'intero Mezzogiorno ne attrae appena il 13%.

Le note vicende che hanno reso meno sicure molte località del Mediterraneo, dopo la Primavera Araba, hanno impresso un ritmo di crescita più sostenuto alla Sicilia che, secondo l'ultima rilevazione Istat del novembre scorso, risulta la regione italiana con il maggiore aumento negli arrivi di turisti. Tuttavia il buon andamento degli ultimi anni non può fare perdere di vista il ruolo modesto che la nostra Isola gioca ancora nel mercato delle vacanze.

Tra italiani e stranieri - racconta il gds -  le giornate di presenza turistica nel Belpaese sono state 421 milioni, ma appena il 3,5% riguarda la Sicilia. Un valore del tutto incoerente con lo straordinario patrimonio culturale, paesaggistico ed enogastronomico dell'Isola.

In Trentino Alto Adige per ogni abitante si contano 50 presenze turistiche; in Sicilia ci fermiamo a 3 presenze turistiche per abitante. Sono numeri impressionanti.

Eppure non passa giorno senza l'evocazione del turismo, considerato in Sicilia la soluzione al problema dello sviluppo. Una «illusione» la definisce Svimez.

La questione non risiede tanto nell'importanza o meno del turismo, che certo resta una grande opportunità di sviluppo e di lavoro vero; la questione è più profonda e riguarda la prassi di affrontare un problema (manca il lavoro) con una semplice tesi evocativa (bisogna creare il lavoro), lasciando volutamente ai margini del dibattito, il vero nodo: come intervenire?

Il turismo non è un ectoplasma che basta evocare al tavolino di un medium; è il punto di arrivo di un sistema strutturato e organizzato, proprio per conseguire il fine ultimo: attrarre e gratificare i visitatori.

Chi si sposta per vacanza usa l'auto nel 68% dei casi, il treno nel 15% dei casi e l'aereo nel 7% dei casi; con le nostre strade, le nostre ferrovie e le politiche dei vettori aerei, che carte abbiamo da giocare sul tavolo dell'offerta turistica? E ancora ci chiediamo a chi servirebbe il ponte sullo stretto di Messina.

Qualche esempio può rendere meglio comprensibili i limiti del «sistema Sicilia». L'inefficienza nella distribuzione dell'acqua potabile rappresenta un problema per appena il 5% degli italiani del Nord, ma lo è per il 18% di quelli del Sud e addirittura per il 30% dei Siciliani.

Come ignorare la questione degli scarichi fognari in mare senza depurazione? Il 72% della popolazione italiana vive in territori dotati d'impianti di depurazione; ma il dato decresce al 64% al Sud, fino a toccare il punto più basso del 46% in Sicilia.

La Liguria con 300 chilometri di coste ha 25 approdi turistici con la bandiera blu per la balneabilità delle acque e la Sicilia, con quasi mille chilometri di coste, ne ha appena sei.

Una ricerca della Banca Intesa Sanpaolo e del centro studi SRM vede nella Sicilia un territorio caratterizzato da un'ampia presenza di ricettività non imprenditoriale (quale gli affitti in locazione turistica) e quindi non soggetta a rilevazioni ISTAT. In sostanza i «numeri» veri del turismo in Sicilia sono sensibilmente diversi da quelli ufficiali. Un'indagine della Regione Siciliana ha stimato che i flussi turistici ufficiali siano circa quattro volte inferiori al dato reale. Quanta ricchezza, allora, viene sottratta alla contribuzione fiscale e quante strutture sfuggono al rispetto delle regole sulla sicurezza e la tutela della salute? Perchè non puntare a una piattaforma informatica regionale per prenotazioni e acquisti?

Secondo l'indagine di Intesa Sanpaolo, le prenotazioni alberghiere tramite sito internet e l'utilizzo dei nuovi social sono i canali di vendita con le migliori prospettive per il futuro. I consumatori Millennial (i nati tra il 1980 e il 2000) saranno tra sei anni la metà di tutti i viaggiatori a livello mondiale; per loro, internet costituisce in assoluto il canale più immediato per acquistare beni e servizi, trovare informazioni e condividere esperienze.

Nuovi tematismi si aggiungono e si sovrappongono a quelli classici del mare, della montagna e delle città d'arte. Sono il turismo enogastronomico, quello naturalistico, sportivo, industriale, religioso, dello shopping, dei grandi eventi. «Sono circa 85 miliardi l'anno le ricerche effettuate su Google che contengono le parole Italia o italiano e 7 miliardi le ricerche relative alle parole Italia e turismo». Eppure la Sicilia non è riuscita neanche a mettere on line la rete museale.

Insomma, si potrebbe fare davvero tanto per sviluppare il turismo oltre che limitarsi a invocarlo come la soluzione di tutti i mali.