E' scontro a Favignana sull'operazione antimafia "Scrigno" che ha coinvolto direttamente l'isola egadina con l'arresto di Vito D'Angelo a capo della famiglia mafiosa dell'arcipelago, legata ai Virga di Trapani.
Il sindaco Giuseppe Pagoto nei giorni scorsi è intervenuto con una nota a difesa della reputazione dell'isola, sottolineando che nessun Favignanese doc è coinvolto e annunciando la costituzione di parte civile. Ricordiamo che D'Angelo è di origine agrigentina e che dopo aver scontando una condanna per omicidio nel carcere di Favignana è rimasto sull'isola.
"E' nostro intendimento, nostro dovere e nostro diritto - ha scritto il sindaco Pagoto - tutelare l'immagine e la reputazione di un territorio sano ed operoso quale quello egadino, rinomato da sempre per il proprio patrimonio naturalistico e per le proprie attrattive turistiche ritenute modello al livello internazionale".
Alle dichiarazioni del sindaco Pagoto, risponde Lucio Antinoro, l'ex sindaco lo fa a nome del gruppo "Egadi Insieme" che rappresenta in consiglio comunale. Ad Antinoro non sono piaciute le parole di Pagoto e ha chiesto la convocazione di una seduta straordinaria e aperta del consiglio comunale, affinché venga davvero data voce alla stragrande maggioranza della parte sana dell'isola.
Antinoro ha presentato richiesta al presidente del Consiglio comunale Ignazio Galuppo, chiedendo che il dibattito sia fatto alla presenza delle autorità e della commissione regionale antimafia. "L'isola - scrive Antinoro - non è vero che è rimasta indenne, in questa isola alle ultime elezioni hanno fatto man bassa di consenso due politici in particolare, gli stessi toccati dalle più recenti indagine antimafia, Paolo Ruggirello adesso arrestato per mafia, qualche settimana addietro l'avv. Stefano Pellegrino, indagato per corruzione elettorale.
Il sindaco Pagoto avrebbe dovuto mettere all'indice questo "humus" e non - ritiene Antinoro - buttare la palla in calcio d'angolo. Si fa finta di non vedere, si violano le regole, non si fanno i controlli e ci sono abusi non perseguiti, comportamenti - continua Antinoro - che hanno favorito l'insediamento della mala pianta mafiosa".