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27/05/2019 15:30:00

Zero al Sud? Il TAR del Lazio vuole vederci chiaro

Lentamente, ma qualcosa si comincia a muovere. I territori del Mezzogiorno potrebbero vedere un adeguamento delle risorse loro assegnate per poter offrire ai cittadini servizi pubblici adeguati.
Il TAR del Lazio ha chiesto al Ministero dell'Interno e dell'Economia le modalità di ripartizione del Fondo di solidarietà per il 2019, ripartizione, sostengono i sindaci di 65 comuni del Sud, avvenuta senza rispetto della procedura prevista per legge e con un semplice comunicato del Ministero dell’Interno del 17 gennaio 2019.
La ripartizione deve invece essere stabilita con un decreto del Presidente del Consiglio, sentito il Ministero dell’economia e il ministero dell’Interno e tenendo conto degli accordi avvenuti con gli enti locali. Con i ricorsi i Comuni chiedono l’annullamento del comunicato del Viminale. E il Tar del Lazio, questa è la notizia, dopo aver valutato le ragioni degli enti, ha emesso un’ordinanza in cui si chiede alle tre amministrazioni coinvolte nel processo di ripartizione del Fondo, Presidenza del Consiglio, Ministero dell’Interno e Ministero dell’Economia, di trasmettere entro 30 giorni una “documentata relazione” per quanto di rispettiva competenza, “nella quale siano indicati gli eventuali atti presupposti sulla base dei quali il Ministero dell’Interno ha adottato la nota impugnata con il ricorso”. Con il ricorso i Comuni hanno acceso un riflettore sulla questione dei criteri per la determinazione del fabbisogni standard, in base ai quali per i servizi non obbligatori, come gli asili nido, si prevedono zero euro se un ente ancora non ha attivato il servizio. E parte il circolo vizioso: arrivano meno soldi e gli asili nido non si realizzeranno mai. La vicenda è raccontata nel libro inchiesta "Zero al Sud" edito da Rubbettino di Marco Esposito.

 


La seconda novità riguarda la ripartizione degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato. Nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio ha firmato il decreto attuativo della famosa quota del 34% di investimenti da destinare alle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna. Si tratta di una percentuale proporzionale alla popolazione residente, prevista da un decreto della fine del 2016 (governo Gentiloni) ma fino ad ora la norma era rimasta lettera morta e al Sud andava soltanto il 28%. Dopo la firma del decreto è quindi partita la procedura di parametrizzazione da parte di tutte le singole amministrazioni centrali, una sorta di riassetto interno che dovrà portare, presumibilmente con la prossima legge di bilancio, ad assicurare ai territori del Mezzogiorno il 6% di risorse in più. Con il decreto del Presidente del Consiglio il vincolo del 34% viene esteso a Anas e Rfi a partire dai contratti in essere con il Ministero dei Trasporti.