Notificata la conclusione delle indagini sull'ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino e sui due carabinieri che furono arrestati lo scorso 16 aprile dai militari del Ros di Monreale, nell'ambito delle indagini sulla caccia al latitante Matteo Messina Denaro.
Pochi giorni dopo, il Riesame aveva scarcerato Vaccarino, annullandone gli arresti per “mancanza di gravi indizi di colpevolezza” (ne abbiamo scritto qui).
In seguito fu scarcerato l’appuntato scelto Giuseppe Barcellona, ma la misura fu convertita in arresto domiciliare. Mentre il colonnello della Dia di Caltanissetta, Marco Alfio Zappalà è rimasto in carcere, attualmente detenuto ad Enna.
Quest’ultimo è stato accusato di rivelazione di notizie riservate; Barcellona di accesso abusivo al sistema informatico.
Secondo i magistrati, Barcellona, addetto a trascrivere i contenuti delle intercettazioni disposte nell'ambito della cattura di Matteo Messina Denaro, avrebbe passato a Zappalà la trascrizione di una conversazione tra due persone in cui si faceva riferimento a dinamiche interne alla famiglia mafiosa di Castelvetrano.
Il colonnello della Dia (allora Maggiore, i fatti riguardano il 2017) ne avrebbe poi girato uno stralcio a Vaccarino. E quest’ultimo lo avrebbe stampato e dato al mafioso Vincenzo Santangelo.
Al Santangelo (titolare di un’agenzia funebre) sarebbe arrivata soltanto la parte del dialogo in cui i due soggetti intercettati criticano la sua scelta di essersi occupato del funerale del collaboratore di giustizia Lorenzo Cimarosa. Che poi è la stessa parte (e solo quella) che Zappalà aveva girato a Vaccarino.
La parte dove i due intercettati avrebbero fatto riferimento ai possibili luoghi di latitanza del boss, non era stata inserita nella mail inviata da Zappalà. Men che meno nelle stampe che Vaccarino consegna al Santangelo.
E se Vaccarino non era una talpa di Messina Denaro, non si capisce come potrebbero esserlo stati i due carabinieri, che però sono ancora destinatari di pesanti misure cautelari (come si diceva, uno in carcere e l’altro ai domiciliari).
E’ bene però precisare che la loro misura cautelare non è data dalla presenza di indizi di colpevolezza riguardo al favoreggiamento, reato che nei loro confronti non è mai stato ipotizzato.
La colpevolezza è legata alla rivelazione di notizie riservate e all’accesso abusivo al sistema informatico.
Reati legati a fatti che non hanno mai avuto nulla a che vedere con l’essere delle “talpe di Messina Denaro”.
Il termine “Talpe”, come abbiamo più volte sottolineato nei nostri approfondimenti, non esiste nelle carte di questo procedimento giudiziario.
Ad ogni modo questa vicenda sembra somigliare sempre di più a quanto accadde dopo l’arresto di Bernardo Provenzano del 2006 ed il ritrovamento di diversi pizzini, quando venne diffuso il carteggio tra Messina Denaro e l’ex sindaco di Castelvetrano. In quell’occasione Vaccarino disse che stava lavorando per i servizi segreti e questi ultimi confermarono.
Anche allora l’obiettivo del Sisde era la cattura del capomafia castelvetranese.
Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata tanta.
E con questa, diverse decine di fiancheggiatori arrestati, persone indagate, blitz, perquisizioni…
Ma di Matteo Messina Denaro, nemmeno l’ombra.
Egidio Morici