Slitta di sei mesi la discussione di uno dei tanti filoni processuali che vede imputata il magistrato Silvana Saguto. Slitta e la parola, allora, sarà dell'accusa. Con la compiacenza di due medici la Saguto avrebbe ottenuto due falsi certificati per il figlio, che accertavano che quest'ultimo era rimasto ferito in un incidente stradale. Figlio che il giorno dopo sarebbe stato, invece, a veleggiare in una regata al largo delle isole Eolie.
I reati contestati dai pm Maurizio Bonaccorso e Claudia Pasciti sono: «Frode all'assicurazione falso ideologico e falso materiale». È stato il giudice del tribunale monocratico di Caltanissetta, Tiziana Mastroieni a rinviare la discussione ad aprile del 2020.
Lo stand by processuale è dovuto all'attesa della pronuncia da parte della Cassazione sull'utilizzabilità delle intercettazioni, sollevata dal difensore dell'ex magistrato Ninni Reina.
Coinvolte insieme a Silvana Saguto, al figlio Emanuele ed la marito Lorenzo Caramma, due dottoresse: Giuseppina Guzzeda e Crocifissa Guccione, medico di famiglia, che ha chiesto di essere giudicata con il rito abbreviato.
In sostanza il fatto è accaduto il 12 maggio del 2015 quando Emanuele Caramma ha un incidente stradale, lo stesso giorno prende una nave per Napoli, per poi raggiungere le Eolie per una regata. Il tempo di farsi refertare per chiedere il rimborso all'assicurazione non c'è, rischia di perdere la nave. Ed è qui che entrerebbe in ballo la madre, la giudice Silvana Saguto. L'accusa sostiene che fa una telefonata ad un'amica, la dottoressa Giuseppina Guzzeda e le detta la diagnosi «Trauma contusivo al ginocchio sinistro e al gomito sinistro». Il nome di Emanuele Caramma appare sul data base dell'ospedale Cervello senza esserci mai stato. La difesa sostiene che la visita c'è stata, ma a casa del giudice.
Il risarcimento dell'assicurazione è stato di 400 euro. L'Unipol si è costituita parte civile nel processo.
Il secondo episodio riguarda il medico di famiglia Crocifissa Guccione che ha certificato la protrazione dello stato di degenza di Emanuele Caramma, senza averlo mai visitato. Tutto questo perché c'era una regata da disputare ed il figlio di Silvana Saguto non voleva andare a fare la fila al pronto soccorso. Questo quanto si evince dalle intercettazioni, perché il giudice era sotto controllo per l'indagine del processo madre, quello che riguarda la gestione allegra delle misure di prevenzione. Proprio sull'utilizzo delle intercettazioni il difensore Ninni Reina ha fatto ricorso alla corte di Cassazione, che dovrà esprimersi a sezioni penali riunite sulla questione relativa al concetto di diverso procedimento rispetto al quale si possono utilizzare le intercettazioni telefoniche. In sostanza se questo processo è diverso da quello originario, il processo madre, le intercettazioni non sono utilizzabili, invece se tutte le intercettazioni possono essere utilizzate nell'ambito di diversi reati accertati nello stesso procedimento allora possono essere usate.