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25/09/2019 06:00:00

Erice, il caso Catalano. Prima patteggia, poi ci ripensa. Ma il giudice lo condanna

 Prima l’accordo con la Procura di Trapani, rappresentata dal Pm Franco Belvisi. Poi, in sede di udienza preliminare, il ripensamento: "no al patteggiamento, voglio essere processato con il rito ordinario".

Ma il giudice Emanuele Cersosimo ha condannato l’ex assessore comunale e vice sindaco di Erice, Angelo Catalano, a un anno e undici mesi di reclusione per corruzione e abuso d’ufficio, senza prendere in considerazione la richiesta di revoca di patteggiamento che il suo nuovo avvocato, Francesco Moceri del Foro di Marsala, aveva depositato in cancelleria quattro giorni prima dell’udienza. Game over? Macchè. Angelo Catalano, infatti, ha annunciato che presenterà ricorso in Cassazione.


Arrestato dai carabinieri, lo scorso mese di febbraio, e finito ai “domiciliari”, era stato lo stesso ex assessore a raggiungere, lo scorso mese di luglio, l’accordo con il pubblico ministero. Allora ad assisterlo era l’avvocato Giuseppe De Luca.
“L’architetto Catalano – spiega l’avvocato Francesco Moceri – ha chiesto la revoca del patteggiamento sulla scorta di due elementi fondamentali: la granitica convinzione di non aver commesso alcun reato, con conseguente certezza di potersi difendere nell’ambito di un successivo ordinario processo penale, nonché la parziale valutazione della precedente intesa che vedeva coinvolte solo 4 imputazioni tra le 7 contestate fin dall’inizio della misura cautelare”.


Davanti al giudice Cersosimo l’ex vice sindaco ericino ha spiegato che “la decisione di patteggiare era stata adottata in un momento di grande sconforto familiare e di stress psicologico conseguente al lungo periodo di custodia cautelare sofferto per la durata di quasi sei mesi”. Ha anche aggiunto che si era aggrappato alla ciambella di salvataggio del patteggiamento per riottenere la libertà personale e riprendere la propria attività lavorativa. Il giudice, però, ha ratificato il precedente accordo di patteggiamento, condannandolo. Parola ora alla Cassazione. Secondo la tesi accusatoria, Catalano avrebbe favorito alcune imprese amiche, a discapito di altre, affidano loro lavori. Lavori che venivano affidati con la prassi dell’assegnazione diretta in quanto, giudicati, di somma urgenza.


E sempre secondo l’accusa a fruire dei favori dell’ex assessore, anche il consigliere comunale Francesca Miceli. Angelo Catalano, infatti, avrebbe ordinato ad una ditta di interrompere i lavori che stava eseguendo per conto del Comune ericino, per andare a rimuovere una barriera architettonica che intralciava l’ingresso nel bar gestito dal marito Fabio Grammatico. In cambio, Miceli avrebbe votato a favore del Piano rifiuti. Comparsa davanti al Gup, il consigliere ha scelto il processo ordinario perche “io – ha detto – non ho nulla da temere”. Il Comune di Erice si è costituito parte civile.