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27/09/2019 09:47:00

In che modo il governo Conte prepara la guerra al contante

 Lunedì il governo dovrebbe inviare a Bruxelles la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Def). Sembra che il neoministro Roberto Gualtieri tenterà di strappare alla Commissione europea il via libera per fissare l'asticella del deficit al 2,2% rispetto al Pil.

Così otterrebbe 12,6 miliardi di euro di contributo alla flessibilità da utilizzare per disinnescare le clausole Iva da 23 miliardi di euro e per finanziare una prima riduzione delle tasse sul lavoro.

A via XX settembre si continuano a studiare metodi per incentivare l’uso della moneta elettronica.  Prende sempre più piede l’ipotesi di una carta unica anti-evasione. Una tessera digitale, gestita da Poste, che farà da carta di identità, codice fiscale, patente di guida, pin unico per i servizi e mezzo di pagamento tracciabile. Sarà anche ricaricabile. La novità è che su questa carta verrà riaccreditato il 2 per cento o il 3 cento delle spese effettuate. Il cosiddetto «cashback» volto a disincentivare l’uso del contante.

Il Tesoro sta vagliando anche l’ipotesi di inserire una sorta di bonus/malus. In pratica per incentivare l’uso della moneta elettronica si pensa di aumentare di un punto percentuale l’Iva se si paga in contanti, e di ridurla di due punti percentuali se si paga con una modalità tracciabile [Mobili, Sole]. Il Codacons si preoccupa per le commissioni bancarie «esagerate» e chiede che vengano azzerate per i pagamenti sotto ai 30 euro.

Incentivare il contante ha un costo. Per un rimborso compreso tra il 2 e il 4 per cento  su ogni spesa effettuata servono 1,6 miliardi di euro, solo per le carte di credito. Aggiungendo il bancomat si arriva a 4 miliardi. La cifra dei pagamenti elettronici è comunque vista in progressiva crescita. Nel 2018 i pagamenti elettronici sono cresciuti già del 6,8%, in accelerazione rispetto all'anno precedente.


Palazzo Chigi e Tesoro stanno pensando anche di ridurre di un paio di punti percentuali l’Iva sulle bollette energetiche. Una mossa che annullerebbe il rincaro previsto dal 1° ottobre. «L’esempio è stato preso dal Portogallo dove il governo di centrosinistra lo scorso anno ha tranciato l’Iva su elettricità e metano dal 23 al 6 per cento».