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22/10/2019 08:24:00

Mafia, villa da 4 milioni di euro confiscata al "re del calcestruzzo" Benedetto Valenza

Una mega villa di seicento metri quadri, con 22 vani, piscina, garage di 100 metri, una SPA e un bosco privato per il valore di 4 milioni di euro.

E' questo il bene immobile confiscato dalla Guardia di Finanza a Partinico al "re del calcestruzzo" Benedetto Valenza, classe 62, storico esponente della famiglia mafiosa di Borgetto.

Figlio di Salvatore Valenza e nipote di Erasmo, capi della famiglia di Borgetto e vittime della guerra di mafia dei primi anni '80, Valenza sin dagli anni '90 è stato l'imprenditore di riferimento per la produzione di calcestruzzo per le famiglie mafiose dei Vitale e dei Brusca, riuscendo grazie alla loro protezione a raggiungere una posizione di monopolio assoluto. Qui il comunicato dei militari con i dettagli della confisca:

I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo hanno eseguito un provvedimento di applicazione di misura patrimoniale emesso - su richiesta della Procura della Repubblica - dal Tribunale di Palermo - Sezione Misure di Prevenzione e finalizzato alla confisca di beni immobili riconducibili o comunque nella disponibilità del pregiudicato VALENZA Benedetto - cl. ’62 - storico esponente della famiglia mafiosa di Borgetto (PA) e personaggio dotato di un notevole curriculum criminale.

In particolare, è stata confiscata una villa con piscina, con area SPA e boschetto privato, sita in Partinico, per un valore totale di circa 4 milioni di euro

Benedetto VALENZA, è già stato coinvolto in diversi processi di mafia. Figlio di Salvatore e nipote di Erasmo, esponenti di vertice della famiglia mafiosa di Borgetto, nonché vittime di lupara bianca, il 21 aprile del 1983, in quanto “uomini d’onore” legati al gruppo del noto boss Gaetano BADALAMENTI.

Fin dagli anni ’90, VALENZA era considerato l’imprenditore di riferimento, per la produzione di calcestruzzi, delle famiglie mafiose dei VITALE e dei BRUSCA, riuscendo così a raggiungere una posizione di monopolio grazie alla protezione di “cosa nostra”.

Il VALENZA, già destinatario nel luglio 2001 di provvedimento di confisca emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo a seguito di un’indagine da cui emerse chiaramente la sua vicinanza ai fratelli VITALE, era riuscito comunque a reinserirsi nel settore della produzione e fornitura di calcestruzzo e conglomerati bituminosi, intestando fittiziamente beni e società a vari prestanome e gestendo, in tal modo, 5 impianti di calcestruzzo ed una società di trasporto merci dislocati tra le province di Palermo e Trapani.

Successivamente, nel 2008, si è reso responsabile di 4 delitti di intestazione fittizia di beni (già 12 quinquies D.L. 306/1992), per i quali ha riportato una condanna definitiva con sentenza della Corte di Appello di Palermo in data 24.09.2010 divenuta irrevocabile il 16.09.2011, nell’ambito di indagini dalle quali, tra l’altro, erano emersi il controllo esercitato dalla mafia sugli appalti pubblici nella Sicilia occidentale e l’utilizzo di cemento depotenziato per la realizzazione delle opere, allo scopo di incrementare i profitti.

Ulteriori indagini condotte tra il 2014 ed il 2016 hanno permesso alle Fiamme Gialle del G.I.C.O. di Palermo di eseguire, nell’ottobre del 2016, il sequestro di una villa di circa 600 metri quadri per complessivi oltre 22 vani, con annesso un vasto parco di oltre 1,5 ettari comprendente numerosi altri corpi accessori nonché un garage coperto di 100 mq e una piscina di dimensioni 22 x 11 mt.

Proprio grazie a questi ultimi approfondimenti investigativi, svolti anche attraverso l’analisi dei rilievi aerofotogrammetrici dal 1994 ai giorni nostri, si è riusciti a dimostrare che la costruzione della villa sia in realtà avvenuta tra il 1994 ed il 1998, anni in cui VALENZA già viveva in pieno la propria illecita espansione imprenditoriale.

Per tale motivo, ed alla luce della evidente sproporzione fra redditi dichiarati e beni posseduti concomitante con le manifestazioni di pericolosità sociale del Valenza (accertate con citato decreto di confisca del 2001), la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo ha ritenuto che ricorrono tutti i presupposti per disporre la confisca della villa e di tutte le sue pertinenze quantificati per un valore di circa 4 milioni di euro.