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25/10/2019 18:42:00

Irregolarità e abusi, chiusa la pizzeria dei parenti di Peppino Impastato

Irregolarità, licenze rilasciate da un Comune, quello di Cinisi anziché da quello di competenza, Carini, ma anche carenze igienico sanitarie, modifiche strutturali non autorizzate e presunte irregolarità con  gli scontrini fiscali: sono diverse le contestazioni sollevate alla pizzeria Impastato, gestita dalla moglie di Giovanni Impastato, il fratello di Peppino, il militante di Democrazia Proletaria ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978. Per l'attività di ristorazione è scattato un provvedimento di cessazione di attività da parte del Suap del Comune di Carini.

Sarebbe stato un esposto anonimo a far scattare i controlli delle forze dell'ordine e dell'Asp provinciale. E le contestazioni a carico dell’attività, a quanto pare, non sono poche.

Tra le irregolarità riscontrate quelle che risalta è il rilascio delle autorizzazioni da parte del Comune di Cinisi, quando la competenza risulta dell’amministrazione comunale di Carini. Il locale si trova sulla statale 113, nei pressi dello svincolo autostradale. Giovanni Impastato conferma: “C’è un problema di confini, il comune di Carini mi ha fatto presente che il locale ricade nel suo territorio e noi avevamo le licenze per Cinisi, quindi ci dobbiamo adeguare”.

Proprio Giovanni Impastato dice la sua su questa vicenda e sui motivi della chiusura: “Abbiamo chiuso noi – dice -, non ci ha fatto chiudere nessuno. Stiamo facendo dei lavori di ristrutturazione, stiamo sistemando il tetto perché c’erano delle infiltrazioni di umidità. C’era un po’ di amianto e lo abbiamo dovuto togliere. Abbiamo chiamato l’Unità sanitaria locale – afferma – per capire come ci dobbiamo adeguare, i muratori stanno lavorando”.  Oltre alla questione delle licenze, però, sarebbero state rilevate irregolarità per alcune modifiche strutturali effettuate sull’immobile. E per questi ci sarebbe staton l’esposto che ha fatto scattare il blitz e le successive indagini. E dopo le verifiche le carte sono state trasmesse alla procura di Palermo.