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04/11/2019 07:17:00

Chi è Antonello Nicosia, il collaboratore parlamentare arrestato per mafia a Sciacca

Definiva il boss Matteo Messina Denaro "il nostro primo ministro". Non sapendo di essere intercettato, Antonello Nicosia, l'esponente Radicale fermato per associazione mafiosa, parlava della Primula rossa di Cosa nostra come del suo premier. Al telefono discuteva animatamente del padrino di Castelvetrano. E invitava il suo interlocutore a parlare con cautela di Messina Denaro. "Non devi parlare a matula (a vanvera, ndr)", diceva.

 Fa molto rumore l'arresto, questa notte, nell'ambito di un'operazione antimafia, a Sciacca, di Antonello Nicosia, assistente parlamentare di una deputata, che aveva creato una onlus per i diritti dei carcerati e approfittava del suo ruolo per entrare in carcere, parlare con i boss detenuti e portare i loro messaggi all'esterno.

È su di lui, che stando agli inquirenti, potevano contare i boss vicini al superlatitante. Ma c'è di più, il collaboratore di Pina Occhionero si è recato insieme alla donna in alcune carceri siciliane e durante le ispezioni, sempre secondo gli investigatori, Nicosia avrebbe ricevuto dai boss messaggi da recapitare all’esterno.

La Occhionero, avvocato di 41 anni, molisana, è stata eletta alle ultime elezioni politiche nelle liste di Leu ed è recentemente passata a Italia Viva, il partito di Renzi. La deputata non è al momento indagata, ma sarà sentita dai pm di Palermo come testimone.

L'inchiesta, condotta da Ros e Gico, è coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Paolo Guido e dai pm Gery Ferrara e Francesca Dessì. Dalle intercettazioni è emerso che Nicosia definiva la strage di Capaci in cui morì Giovanni Falcone "un incidente sul lavoro" e per Matteo Messina Denaro usava parole come "primo ministro".

Intercettato per mesi dal Ros e dal Gico della Finanza, parlando al telefono, dava giudizi sprezzanti sul giudice ucciso dalla mafia a Capaci nel 1992: di lui diceva anche che "da quando era andato al ministero della Giustizia più che il magistrato faceva il politico". Un linguaggio volgare quello usato da Antonello Nicosia.

Nicosia, secondo i magistrati, non si sarebbe limitato a fare da tramite tra i detenuti e le cosche, ma avrebbe gestito business in società col capomafia di Sciacca Accursio Dimino, 61 anni, imprenditore ittico ed ex professore di educazione fisica, anche lui tra i fermati. Con Dimino Nicosia si incontrava abitualmente e insieme avrebbero fatto affari coi clan americani e riciclato denaro sporco. Da alcune intercettazioni emergerebbero anche progetti di omicidi.

Insieme a Nicosia e Dimino sono finite in manette anche altre tre persone e sono stati perquisiti uffici, negozi e case nella disponibilità degli arrestati.