Si aprono nuovi scenari inediti sulla strage di Capaci con le dichiarazione del pentito Riggio che coinvolgono l'ex poliziotto Peluso. Pietro Riggio ha 54 anni, è stato in polizia penitenziaria ma è mafioso del clan di Caltanissetta, collabora con la giustizia dal 2009, ma alcuni mesi fa, dopo la sentenza sulla “trattativa Stato-mafia”, ha chiesto di tornare nuovamente davanti ai magistrati che indagano sulle stragi Falcone e Borsellino.
Riggio ha anche parlato anche dell'ex leader di Confindustria Antonello Montante ed è soprattutto cugino di Carmelo Barbieri, braccio destro di Piddu Madonia, uno dei pochissimi che avevano un contatto diretto con Bernardo Provenzano durante la sua lunghissima latitanza. Adesso, racconta una storia inedita, in cui il protagonista è un ex poliziotto, Giovanni Peluso, che chiamavano il “turco”. “Mi ha confidato di aver partecipato alla fase esecutiva delle strage Falcone – ha messo a verbale Riggio davanti ai pm di Caltanissetta – si sarebbe occupato del riempimento del canale di scolo dell’autostrada con l’esplosivo, operazione eseguita tramite l’utilizzo di skate-board”.
Riggio ha conosciuto Peluso in carcere a Santa Maria Capua a Vetere nel 1998. Lui scontava una condanna per mafia, Peluso venne arrestato mentre era in polizia per minaccia, aggressione e tentata estorsione. Venne condannato a 3 anni e 4 mesi e nel 2007 venne destituito dalla polizia. I due diventano “soci”. Riggio diventa confidente della Dia di Roma e come infiltrato doveva collaborare per la cattura del boss Provenzano e di Daniele Emanuello, ucciso dalla polizia nel 1997, durante una sparatoria. Riggio in seguito cambia atteggiamento nei confronti di Riggio, ha paura perché l’ex poliziotto gli avrebbe confidato, secondo quanto riferito il 7 giugno 2018 ai pm di Caltanissetta: “Giovanni Brusca ancora è convinto di avere schiacciato lui il telecomando…”.
Dichiarazioni pesantissime che hanno lasciato perplessi i magistrati nisseni, da sempre scettici sull’ipotesi che a Capaci ci sia stato un “doppio cantiere” per la strage del 23 maggio 1992: le sentenze fin qui emesse annoverano solo uomini delle cosche attorno all’autostrada dove furono uccisi Falcone, la moglie e gli agenti di scorta.
Riggio dunque ha raccontato che Peluso ha avuto un ruolo nella strage di Capaci e che sarebbe stata “coinvolta anche una donna dei servizi segreti libici”. Ma Riggio racconta anche ai giudici che mise in guardia la Dia nel 2000, anche per un altro tentativo di attentato in cui voleva coinvolgerlo Peluso. Nel mirino c’era il giudice Leornardo Guarnotta, ex membro del pool antimafia guidato da Caponnetto e con Falcone, Borsellino e Di Lello. In quel Periodo Guarnotta era presidente del collegio che doveva giudicare Marcello Dell’Utri sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa.
“Peluso venne a casa mia – racconta Riggio -. Mi tranquillizzò dicendomi che sarei tornato in servizio e che la nostra organizzazione aveva bisogno di fare dei favori alla politica quando ce n’era necessità. Mi disse che era stato incaricato di uccidere il giudice Guarnotta e che aveva fatto per questo dei sopralluoghi”.
L’ex poliziotto si difende dalle accuse. Lo scorso 6 marzo parla ai pm: “Sono innocente. Io nel 1992 non sapevo che esistesse la località di Capaci – dice ai giudici -. Mi trovavo al corso di sovrintendente, iniziato a gennaio e finito a luglio del 1992. Appresi della strage mentre mi trovavo al corso”.
L’alibi del poliziotto, però, non è mai stato confermato. I registri delle presenze di quel corso della polizia, che si svolgeva a Nettuno, sul litorale laziale, non sono mai stati trovati o sono stati distrutti. Il 23 maggio, giorno della strage - quello lo hanno accertato i pm -, il corso che frequentava Peluso è stato sospeso per il fine settimana il venerdì prima alle 12.
Ma da parte sua Riggio racconta che Peluso gli ha assicurato di avere avuto un ruolo nella strage di Capaci, di sapere che frequentava la Sicilia dagli anni ’90, ma di non aver mai avuto detto espressamente che era presente a Capaci durante la strage.
La difesa di Peluso è netta: “Non ho mai fatto confidenze a Riggio in merito a vicende legate alla strage di Capaci, né in relazione ad un mio coinvolgimento nella stessa”.
Altro punto sollevato dalle dichiarazioni e le accuse di Riggio, tutte da verificare, riguardano la partecipazione di Peluso ai servizi segreti. E proprio per questo gli avrebbe chiesto supporto per l’attentato al giudice Guarnotta che stava processando Dell’Utri e l’ex ministro Calogero Mannino che in seguito venne assolto.
“Ma perché non ha mai parlato prima questo ex poliziotto?”. Alla domanda del procuratore aggiunto di Caltanissetta Gabriele Paci e del procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco, il 7 giugno dell'anno scorso, Riggio ha risposto così: “Fino ad oggi ho avuto paura di mettere a verbale certi argomenti, temevo ritorsioni per me e per la mia famiglia. Ma, adesso, i tempi sono maturi perché si possano trattare certi argomenti”. I dettagli su quel misterioso agente, hanno convinto la procura nazionale antimafia a convocare una riunione sulle nuove rivelazioni. Per approfondire il caso. Nei giorni scorsi, attorno al procuratore Federico Cafiero De Raho si sono ritrovati i magistrati delle procure di Palermo, Caltanissetta, Catania, Reggio Calabria e Firenze, che si occupano a vario titolo di filoni riguardanti le bombe del ’92-’93.