E’ stato bluffato, raggirato, preso in giro dai mafiosi a cui si era rivolto per avere i voti. Paolo Ruggirello, ex deputato regionale, è in carcere per mafia da marzo, da quando è scattata l’operazione “Scrigno”. Un’inchiesta che adesso è arrivata alla fase di conclusione delle indagini con 28 persone per le quali verrà probabilmente chiesto il rinvio a giudizio.
E dalle informative della Procura Antimafia emerge anche il bluff dei mafiosi nei confronti di Ruggirello.
E’ l’autunno del 2017, Ruggirello è deputato regionale e si ricandida all’Ars con il Pd. Non ha esitazione, e chiede ai mafiosi di Trapani e Paceco il sostegno elettorale. Emerge che avrebbe chiuso un accordo da 50 mila euro. I mafiosi gli avrebbero dovuto garantire la rielezione. Ruggirello, invece, resterà al palo con Virga e compari che gli fanno credere il sostegno, ma è tutta una presa in giro. Puntano su altri, e l’intenzione è quella di spillargli soldi.
I fratelli Pietro e Francesco Virga, con la collaborazione di Francesco Peralta, prima che la campagna elettorale, nei primi di ottobre, entrasse nel vivo avevano deciso di sostenere due candidati. Ivana Inferrera, ex assessore a Trapani candidata con l'Udc anche lei arrestata in "Scrigno", e Paolo Ruggirello.
Emerge che piano piano i Virga avevano deciso di abbandonare alla sua sorte Paolo Ruggirello, di posarlo, di non sostenerlo più di tanto alle elezioni. Il motivo? La Inferrera avrebbe garantito un sostegno economico più immediato e promesse di futuri rapporti collaborativi nel settore dell’edilizia. Ma soprattutto Ruggirello non avrebbe pagato in tempo la somma che i mafiosi avevano chiesto per il sostegno elettorale. Aveva dato solo degli acconti.
Questa marcia indietro, questo abbandono a Ruggirello, comincia ad emergere nei primi giorni di ottobre. I fratelli Virga commentano il ritardo nei pagamenti: “Aspettiamo venerdì se quello rispetta l’impegno”. Se Ruggirello non avesse pagato allora si scommetteva solo su un cavallo. “A quello lo buttiamo a mare e portiamo a questo”.
Ma a Ruggirello i mafiosi raccontano altro, viene fatto credere che il loro sostegno andava per lui. Un bluff, un raggiro, un “raggirello”. Scrivono gli inqurenti nell’informativa, che i Virga hanno voluto fargli credere che lo sostenevano, “con il chiaro intento di estorcergli un’ulteriore somma di denaro”.
Il bluff va in scena, e si prolunga fino a dopo le elezioni. Entra in gioco soprattutto Carmelo Salerno, che fa da tramite tra l’ex deputato regionale e i Virga. Salerno già nei giorni precedenti delle elezioni aveva capito il “doppio gioco” dei Virga. Anche perchè Ruggirello gli aveva fatto notare che c’era “poco movimento”. Non c’era abbastanza interesse nella sua candidatura da parte dei mafiosi trapanesi che ormai avevano deciso di puntare su altri.
Salerno conosce Ruggirello da tempo, ma anche con i Virga il rapporto è datato. Carmelo Salerno parla delle lamentele di Ruggirello con Pietro Cusenza, altro esponente dell’organizzazione arrestato durante l’operazione Scrigno. Cusenza capisce, e cerca di tranquillizzare Salerno: “Ora ci parlo io” (con Ruggirello, ndr). Poi però ammette che era arrivato l’ordine di dimezzare i voti che si riuscivano a raccogliere, di destinarne una parte alla Inferrera.
Ma a Cusenza tutta questa situazione non piace: “Ammazzatevi tutti quando siete, ora gli faccio subito comunicazione”, urla da solo in auto. E poco dopo infatti chiama Pietro Virga.
Cusenza racconta tutto a Virga, di quello che ha percepito Salerno. “Pezzo di cornuto e sbirro, giustamente quello della sua parte non ha niente da dire è giusto. Questo capace gli ha fregato i soldi, ora inizio a fargli quattro conti, voglio vedere cosa mi dice”. A parlare è Pietro Virga, ce l’ha con Carmelo Salerno e sospetta che avrebbe già preso dei soldi da Paolo Ruggirello. Che anche Salerno per conto suo avrebbe fregato il politico trapanese.
Virga chiarisce anche a Cusenza il motivo della virata, del blando, anzi praticamente inesistente, sostegno a Ruggirello. “Io ci ho parlato chiaro, gli ho detto metà entro lunedì e metà entro il 15, 16, 17 massimo”. Insomma, Ruggirello non ha pagato in tempo, niente voti.
Virga e Cusenza parlano poi della Inferrera e del compagno Antonino D’Aguanno, potente imprenditore, entrambi arrestati nell’operazione scrigno e sui quali si sono concluse le indagini. I due commentano la scesa in campo di D’Aguanno per sostenere la candidatura della compagna grazie anche alla disponibilità economica della donna. “Ma intanto può essere che da quando sta con questa ha preso potere?” dicono i due mafiosi.
Ruggirello viene lasciato da solo. C’è solo Carmelo Salerno a girare per lui. Tra i due c’è confidenza. Salerno in quei giorni finisce di scontare la libertà vigilata, ed è felice di comunicarlo al suo amico deputato regionale. “Mi hanno levato quella cosa lì”. In tempo per girare ancora di più per raccogliere voti. “In giro sono, mi sto muovendo un po’”.
Quello che gli inquirenti definiscono “dramma politico” si consuma il 6 novembre 2017. E’ il giorno dopo le elezioni e cominciano ad arrivare i dati sulle preferenze.
Passano le ore e Ruggirello telefona a Carmelo Salerno. Ha chiaro il quadro, a Trapani mancano voti, manca il sostegno che gli era stato promesso. Lui è terzo, dietro Baldo Gucciardi e Giacomo Tranchida. Ruggirello è amareggiato al telefono con Salerno: “Poi li ringrazi gli amici nostri… poi mi dici tutti questi aiuti da dove sono venuti e chi è che ci doveva aiutare”, dice amareggiato l’ex deputato regionale.
Sono gli stessi Virga e Cusenza, poi, a commentare il risultato dell’ex deputato regionale del Pd. E lo fanno con molto sarcasmo, con il ghigno di chi ha vinto la mano bluffando. Commentano soffermandosi prima sui singoli voti raccolti nele varie sezioni in favore di Ivana Inferrera. Poi parlano di Ruggirello. “Minchia Paolo 6.600 ne ha presi” dice Cusenza. Virga risponde sarcastico “e non è andato bene…?”.
Ma nonostante la debacle, nonostante il raggiro, Pietro Virga non ha intenzione di mollare l’osso e vuole i soldi da Ruggirello. “Nonostante avessero completamente boicottato la campagna elettorale in favore di Ruggirello erano pronti, evidentemente forti degli accordi precedenti, a richiedere il riconoscimento economico pattuito, a prescindere dalla sua mancata elezione”, scrivono gli inquirenti. Volevano i soldi, nonostante non avessero fatto campagna elettorale. Non avevano neanche consegnato i fac simile. “A me il pacco sano è rimasto”. “Io l’ho già buttato”.
Tutto nella spazzatura, come i piani di Paolo Ruggirello di continuare a sedersi all’Ars.