Sono 12 le persone sotto inchiesta nella vicenda di corruzione, peculato, concussione, falso, abuso d'ufficio, favoreggiamento reale e personale e accesso abusivo ai sistemi informatici delle forze dell'ordine che coinvolge il commissariaro di Partinico.
Un commissariato che è al centro di una vera bufera: porto d'armi concessi in cambio di denaro, refurtiva trafugata, denunce fatte ritirare e «aggiustate», irregolarità persino in un arresto, con l'affidamento dell'indagato, colto in flagrante e non piantonato dagli agenti, a tre guardie giurate, e col successivo tentativo di nascondere questa circostanza. Sono sei i funzionari di polizia, tra assistenti capo e ispettori indagati, tre cittadini che avrebbero chiesto favori e tre vigilantes.
Gli indagati sono i poiziotti: Pietro Tocco, 55 anni, originario di Camporeale; la moglie, la Giuseppina Grillo, ha 53 anni ed è di Alcamo; il collega Giovanni Vitale, altro alcamese di 44 anni; il sovrintendente capo Fulvio Silvestri, 46 anni, di Palermo; poi l'ispettore capo Antonio Gaspare Di Giorgi, 52 anni, residente a San Cipirello; e infine Vincenzo Manzella, assistente capo di 44 anni del commissariato partinicese. Le persone che avrebbero chiesto favori indebiti sono Carmelo Fratello, 81 anni, di San Giuseppe Jato (per il porto d'armi avrebbe pagato o promesso 250 euro a Tocco); Vincenzo Manta, 49 anni, e Salvatore Scianna, di 51, che avrebbero indotto Tocco a violare il sistema informatico delle forze dell'ordine per scoprire a chi appartenessero un paio di automobili. Sotto inchiesta pure le guardie giurate Salvatore Davì, 57 anni, Daniele Di Maggio, di 37, e Marcello De Luca, di 38, tutti accusati di favoreggiamento.