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16/11/2019 07:18:00

Borsellino quater. Strage di Via D'Amelio, confermato: c'è stato il depistaggio

 Le indagini sulla strage di Via D'Amelio furono inquinate e indirizzate verso un clamoroso errore giudiziario. Insomma, c'è stato un depistaggio sulla strage Borsellino. Ergastolo per i boss Salvo Madonia e Vittorio Tutino, condannati a 10 anni i falsi pentiti Francesco Andriotta e Calogero Pulci ed estinto per prescrizione il reato di calunnia contestato a Vincenzo Scarantino. E' questa la sentenza di secondo grado del processo Borsellino quater emessa dalla corte d'assise d'appello di Caltanissetta. Le condanne stabilite in primo grado sono state confermate così come è stato confermato che il depistaggio sulla strage di via D'amelio in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta ci fu.

L’ennesimo processo sulla strage di via D’Amelio era nato dopo il pentimento di Gaspare Spatuzza che aveva ricostruito le fasi esecutivo della strage, sbugiardando definitivamente Scarantino.

Salvo Madonia sarebbe stato tra i mandanti della morte di Paolo Borsellino. Vittorio Tutino, invece, avrebbe partecipato alla fase esecutiva della strage. I tre falsi pentiti, Scarantino, Andriotta e Pulci sarebbero stati gli attori protagonisti del “depistaggio colossale”, come lo ha definito il magistrato Sergio Lari, che ha indotto i giudici fino alla Cassazione a costringere all’ergastolo, e alla detenzione per tanti anni, sette innocenti per i quali, appena l’attuale sentenza emessa a Caltanissetta sarà definitiva, sarà avviato il processo di revisione, già chiesto dalla Procura generale di Caltanissetta. Nel frattempo, a Caltanissetta è in corso il processo di primo grado sul depistaggio con imputati, di concorso in calunnia, il funzionario di Polizia Mario Bò, e gli ispettori Fabrizio Mattei e Michele Ribaldo. E ancora nel frattempo, nell’ambito della stessa inchiesta sul depistaggio, la Procura della Repubblica di Messina, diretta da Maurizio De Lucia, ha iscritto nel registro degli indagati due magistrati del pool che indagò sull’attentato. Si tratta di Carmelo Petralia e Annamaria Palma, a carico dei quali si ipotizza il reato di calunnia aggravato dall’avere favorito Cosa nostra in concorso con i tre poliziotti del gruppo La Barbera attualmente sotto processo a Caltanissetta. Annamaria Palma oggi è avvocato generale a Palermo, e Carmelo Petralia è procuratore aggiunto a Catania. I magistrati e i poliziotti avrebbero imbeccato tre falsi pentiti costruiti a tavolino, tra cui Vincenzo Scarantino, suggerendo loro di accusare falsamente dell’attentato alcune persone estranee a quanto accaduto. Ai magistrati si contesta, oltre all’aggravante di avere favorito Cosa nostra, anche l’aggravante derivante dalla circostanza che alla calunnia è seguita una condanna a una pena maggiore ai 20 anni di carcere.
 

LA FAMIGLIA BORSELLINO. - "A nome dell'intera famiglia Borsellino, anche di Agnese che non c'è più, non posso che essere contento della conferma della sentenza di appello del processo Borsellino quater che ha confermato le condanne del primo grado, ma non nascondo anche la mia amarezza". A parlare con l'Adnkronos è Fabio Trizzino, marito di Lucia Borsellino, che è anche avvocato di parte civile del processo. Trizzino ha assistito "emozionato" come ha detto lui al momento della sentenza.

"Quello che rimane oggi è che abbiamo un'altra istanza di merito che ci dice che nell'ambito dei processi Borsellino uno e bis si è realizzato il più grave depistaggio della storia giudiziaria italiana", dice Trizzino.


"E' qualcosa che ci avvicina alla verità - dice ancora - vorrei rammentare che i figli del giudice hanno messo a verbale in primo grado che qualora venisse confermato il depistaggio è come avere ucciso il padre una seconda volta, per certi versi il depistaggio è più grave della strage medesima, perché che i mafiosi fossero nemici del giudice si sapeva che un tradimento di questo tipo potesse venire da uomini delle istituzioni francamente la famiglia non se lo aspettava. Ma ora abbiamo due sentenze di merito che dicono che c'è stata una determinazione a commettere il reato di calunnia, giacché il reato di depistaggio non era stato allora tipizzato dal legislatore, e vi rendete conto che c'è soddisfazione ma anche tanta amarezza".

FIAMMETTA. "Lo abbiamo ben chiaro che c'è stato il depistaggio ma è frustrante dovere constatare che tutte le anomalie che sono state portate avanti dagli uomini delle istituzioni e che sono stati funzionali al depistaggio, oggi non sono chiarite. O, comunque, sono stati avviati dei procedimenti. Auspichiamo che si possa andare più a fondo". Così, all'Adnkronos, Fiammetta Borsellino, la figlia minore di Paolo Borsellino, commentando la sentenza d'appello del processo che ha confermato il depistaggio sulla strage. "Alla luce di tutto questo - dice - c'è la conferma che si possa arrivare a un approfondimento" anche se continuiamo a constatare il silenzio indegno del Csm...".