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16/11/2019 08:05:00

Mafia dell’ortofrutta – Finalmente iniziato, a Napoli, processo d’appello bis ai fratelli Sfraga

 Era fine ottobre 2015 quando la quinta sezione penale della Cassazione, a sorpresa, accogliendo la richiesta della difesa, annullò, con rinvio ad altra sezione della Corte d’appello di Napoli, la sentenza che aveva visto condannati, sia in primo che in secondo grado, i fratelli marsalesi Antonio e Massimo Sfraga, di 53 e 46 anni, per “illecita concorrenza con minaccia o violenza”.

La sentenza annullata era quella con cui, il 7 gennaio 2014, i giudici d’appello partenopei avevano confermato la condanna a tre anni di carcere ciascuno inflitta, il 27 gennaio 2012, dal gup napoletano Alberto Cairo.

Sono stati necessari, però, oltre quattro anni per avviare il processo d’appello bis. Parecchi, infatti, sono stati gli appuntamenti a vuoto. Con rinvii, di volta in volta, molto lunghi. Tanto che l’avvocato difensore Diego Tranchida ha duramente protestato. Ad affiancare Tranchida nella difesa sono gli avvocati Raffaele Bonsignore, di Palermo, e Gustavo Pansini, di Napoli. Antonio e Massimo Sfraga, ex ras locali nel settore del trasporto dell’ortofrutta verso i mercati campani e laziali, furono condannati insieme ad altre trenta persone coinvolte nell’operazione condotta dalla Dia di Roma e dalla Squadra mobile di Caserta che il 10 maggio 2010 consentì, con 68 arresti, lo smantellamento di un “asse criminale” camorra-mafia che, secondo l’accusa, imponeva il monopolio dei trasporti su gomma ai commercianti che operano nel settore dei prodotti ortofrutticoli. E per gli inquirenti, gli Sfraga, grossisti dell’ortofrutta nel versante sud marsalese (zona Strasatti-Petrosino), sarebbero stati, nel settore, il trait d’union tra la camorra e Cosa Nostra. Per gli inquirenti, i due fratelli sarebbero stati imprenditori di riferimento dei capimafia Riina e Provenzano, garantendo il monopolio del trasporto verso Fondi (Lt) e altri mercati meridionali a ditte del clan casertano. L’organizzazione avrebbe “condizionato il libero mercato con atti di violenza, minaccia e intimidazione tipici delle organizzazioni di stampo mafioso”.