Respinta la richiesta di patteggiamento presentata dal re dell'eolico Vito Nicastri, l'imprenditore di Alcamo ritenuto vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro.
Il gup di Palermo Walter Turturici ha reputato le accuse di "massima gravità" e la pena patteggiata, 2 anni e 9 mesi, non sarebbe congrua. Una motivazione pesante per l'imprenditore accusato di corruzione e intestazione fittizia dei beni. Il gup respinge quindi la richiesta di patteggiamento alla quale aveva dato parere favorevole la Procura di Palermo anche alla luce della collaborazione di Nicastri nell'inchiesta sulle tangenti alla Regione Siciliana per le autorizzazioni sugli impianti eolici.
Il procedimento che riguarda Nicastri coinvolge anche Paolo Arata, ex consulente della Lega ritenuto socio occulto di Nicastri. Respinta anche la richiesta di patteggiamento del figlio di Nicastri, Manlio, anche lui accusato di intestazione fittizia che aveva proposto una condanna di un anno e 10 mesi. L'inchiesta sui Nicastri coinvolse anche il figlio di Arata, Francesco, e il dirigente regionale Giacomo Causarano, entrambi imputati di corruzione, che hanno scelto il rito abbreviato. Una parte dell'indagine della dda di Palermo venne spostata a Roma per una presunta mazzetta che l'ex consulente della Lega avrebbe pagato all'ex sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri.