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22/11/2019 06:00:00

D'Alì e la mafia. Quella testimonianza piena di contraddizioni e "non ricordo"

 “A Mazara, Castelvetrano e dintorni, i mafiosi nel 1994 hanno votato, e fatto votare, tutti per D’Alì”. Ma l’ex senatore di Forza Italia non era candidato in quella circoscrizione.


E’ una delle contraddizioni venute fuori nella testimonianza di Giovanni Ingrasciotta nel secondo processo d’appello, che si celebra a Palermo, in cui Antonio d’Alì è imputato per concorso esterno in associazione mafiosa.

La Corte di cassazione aveva annullato con rinvio la sentenza della Corte d'Appello di Palermo che nel settembre del 2016 lo aveva assolto dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per i fatti che gli erano stati contestati successivamente al 1994 mentre quelli a lui imputati nel periodo antecedente erano stati prescritti.


In secondo grado i giudici avevano negato la riapertura dell’istruttoria e l’audizione di alcuni testimoni indicati dalla procura generale.Una scelta “immotivata” secondo la Cassazione. Per questo il pg Nico Gozzo – alla luce di quanto scritto dagli ermellini – è tornato a chiedere la testimonianza in aula di venti persone e l’acquisizione di informative e sentenze passate in giudicato.


Tra questi testimoni ci sono l’ex presidente della Regione Siciliana Totò Cuffaro, e anche Giovanni Ingrasciotta. E’ noto, Ingrasciotta, per una vicenda giudiziaria molto curiosa. E’ finito sotto processo, in Liguria, per estorsione a due rappresentanti della DDS, ditta concorrente della sua Coffee Time. Avrebbe mostrato la copertina del settimanale L’Espresso con la foto del boss latitante Matteo Messina Denaro, dicendo loro di esserne il cognato. Era stato arrestato e il suo processo ancora non si è chiuso, la Cassazione infatti ha annullato con rinvio la sentenza di assoluzione.


Una lunga vicenda giudiziaria, insomma, proprio come quella dell’ex senatore D’Alì, al quale nei mesi scorsi è stato imposto un nuovo obbligo di dimora per tre anni a Trapani.


Ingrasciotta nel 2012 era stato sentito dai Pm di Trapani. Aveva raccontato tante cose sul presunto sostegno che il gotha mafioso della provincia di Trapani avrebbe dato a Tonino d’Alì, nei cui terreni ha lavorato come campiere Francesco Messina Denaro, padre del super latitante di Castelvetrano Matteo.


Ingrasciotta però, durante l’udienza del processo d’appello, in aula, ha ripetuto una serie di non ricordo su fatti importanti che invece aveva dichiarato 7 anni fa. Ad esempio quando Vito Panicola, parente di Matteo Messina Denaro, gli disse che “ci dobbiamo impegnare perchè d’Alì deve acchianare, essere eletto, questo è importante perchè salendo lui si risolvono tanti problemi, perchè lui è un uomo che appartiene a noi”. Non ricorda, Ingrasciotta, di quando dichiarò che nell’ambito di cosa nostra gli dicevano “appena sale d’Alì vedrai quante cose buone ne verranno per noi, il sole nascerà quindi ce la dobbiamo fare”.


Nel 2012 Ingrasciotta parlò di “impegno elettorale intenso” a favore di d’Alì nel ‘94. Poi parla di una unica voce partita per far votare l’ex senatore nella sua prima elezione a Palazzo Madama. Quella voce sarebbe partita dalla famiglia Messina Denaro. 


Poi c’è la contraddizione sulle elezioni.
Il testimone dice che “non è stata mobilitata solo la famiglia mafiosa di Castelvetrano, siamo stati mobilitati tutti”. Ingrasciotta,nel 2012, dichiara che d’Alì avrebbe fatto pervenire materiale elettorale, come pacchi con volantini, locandine e manifesti, a Castelvetrano e dintorni, tra cui anche presso il capannone di Giuseppe Grigoli, dove si trovava la piattaforma di stoccaggio della Despar. Non ricorda Ingrasciotta, rispetto al 2012, quando dichiarò che i volantini erano stati distribuiti anche presso l’azienda degli Agate, a Mazara, in un’altra azienda di Santa Ninfa, alla concessionaria Bocar di Castelvetrano, in un centro carni di Santa Ninfa. Ricorda invece che la sera prima delle elezioni doveva andare, lui, e altri, in giro a per evitare che altri partiti coprissero i manifesti di d’Alì, Su questo, sull’impegno nelle città di Castelvetrano, Mazara e dintorni, c’è però una contraddizione. Perchè nel 1994 Antonio D’Alì non era candidato nella circoscrizione in cui ricadevano quelle città.


Le circoscrizioni elettorali per il senato, nel 1994, in provincia di Trapani, erano due: Marsala, che comprendeva Trapani, Petrosino, Salemi e la parte costiera fino a Custonaci della provincia, e Mazara del Vallo che arrivava a Castelvetrano, e anche Alcamo e l’entroterra della provincia. D’Alì era candidato, e poi è stato eletto, nella circoscrizione Marsala, non nella circoscrizione Mazara, Castelvetrano e altre città, in cui è stato eletto Ludovico Corrao. Una svista, ma anche, una contraddizione quella di Ingrasciotta sulla collocazione geografica degli eventuali interventi di cosa nostra. Non avrebbe avuto senso, infatti, affiggere manifesti e distribuire volantini in una zona in cui d’Alì non era candidato. Ingrasciotta in udienza ha dichiarato di aver fatto votare per d’Alì la sua famiglia, “tutta tutta”, e “tanti amici… non solo di castelvetrano”.


Ingrasciotta ha anche raccontato un altro particolare.
Quello della cena a Trapani dopo l’elezione di D’Alì. In quella cena sarebbero andati, come ha dichiarato anni fa, personaggi di spicco di cosa nostra e alla quale avrebbe partecipato anche il senatore. Ma anche qui è un “non ricordo”.
Una testimonianza che in base alle premesse dell’interrogatorio di sette anni prima, poteva essere importante per delineare eventuali rapporti tra il senatore e personaggi di spicco di cosa nostra. Ma molte cose non sono state confermate.