E’ spaccatura nella massoneria siciliana. Una divisione del genere non era mai avvenuta in precedenza. Il motivo? Due arresti per mafia avvenuti lo scorso luglio. Per la prima volta in Sicilia sembra porsi la questione mafia all’interno di una fratellanza.
A lasciare il Grande Oriente d’Italia sono stati un maestro venerabile e altri dieci fratelli della loggia “Giordano Bruno” di Termini Imerese che sono entrati in polemica con i vertici del GOI, colpevoli di non aver preso una posizione sugli arresti di due maestri venerabili, il funzionario regionale di Palermo Lucio Lutri a capo della loggia “Pensiero e azione” e Vito Lauria, figlio del boss di Cosa nostra, Giovanni Lauria e al vertice della loggia “Arnaldo da Brescia” di Licata.
Il maestro venerabile della “Giordano Bruno” Ercole Piccione, medico del Policlinico di Palermo non ha dubbi, è categorico: “Avevamo chiesto una presa di posizione netta dopo gli arresti, ma non c’è stata”. “Sulla mafia non possono esserci equivoci”, afferma l’ex maestro venerabile Antonio Ficarra, che continua: “A Termini abbiamo fatto diverse iniziative culturali e sociali, con gli studenti. Bisogna essere consequenziali”.
Le richiesta dei dissidenti era quella dello scioglimento della loggia di Licata. Piccione si chiede se davvero i fratelli non sapessero chi fosse Vito Lauria. E i fuoriusciti puntano il dito contro Stefano Bisi, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. “Ha fatto tanto – dice Piccione - ma non basta per contrastare una mafia che si insinua nella nostra società”.
Tra le persone che hanno abbandonato vi sono funzionari pubblici e imprenditori ma c’è anche il professore Pasquale Bova che è stato il primo maestro venerabile della “Giordano Bruno”. "Oltre alle undici persone su venti che sono andate via, ce ne sono due che sono entrate in sonno, mentre chi ha lasciato – dice l’ultimo maestro venerabile – vuole riformare una nuova loggia sganciata dalle altre obbedienze".
La “Giordano Bruno” aveva fatto parlare di sé e fatto anche polemizzare alcuni mesi fa, quando aveva aperto la propria sede al pubblico e allora ci fu anche il sostegno del compianto assessore ai Beni Culturali Sebastiano Tusa e oltre a questo i massoni di questa loggia erano arrivati alla ribalta anche per alcune iniziative di sostegno al volontariato. Ora il tema della mafia li ha nuovamente messi sotto i riflettori ma stavolta perché contro chi guida la massoneria italiana.
E sulla vicenda nei giorni scorsi ha detto la sua direttamente il capo della massoneria Italiana, Stefano Bisi. Riguardo a Vito Lauria dice che lo ha sospeso immediatamente. "I fratelli della Arnaldo da Brescia non sapevano che fosse figlio di un boss. Lo conoscevano come una persona capace, che non ha mai dato problemi ai fratelli". Bisi spiega che Lauria era iscritto alla loggia da quindici anni. Le indagini condotte dal Ros dei carabinieri invece dicono che era in assiduo contatto con Lucio Lutri, il funzionario dell’assessorato all’Energia e massone pure lui e arrestato a fine luglio.
"Lauria era in perfetta regola con il casellario giudiziale - le parole di Bisi, aveva un comportamento irreprensibile". Bisi dice che l’attenzione nei confronti della mafia rimane immutata e per questo che è necessario un lungo periodo di osservazione prima che si possa avere il via libera per l’accesso all’obbedienza, analisi che non è stata molto fruttuosa, evidentemente, su Vito Lauria. A parte questo, Bisi continua a non voler rendere noti gli elenchi dei massoni iscritti, su richiesta della commissione parlamentare antimafia.
E la massoneria deviata e le sue infiltrazioni nella politica hanno caratterizzato il 2019 a Castelvetrano, potete leggere qui un nostro articolo. Qui invece le inchieste di Tp24.it sugli intrecci e i rapporti tra mafia, politica, massoneria a Campobello di Mazara. Qui potete leggere una parte dell'inchiesta e qui un'altra .