Di solito, in appello, le pene vengono ridotte, limate. Non è stato affatto così, però, nel processo al trapanese Salvatore Lipari, 69 anni, ex pastore della Chiesa evangelica pentecostale di Marsala, accusato di abusi sessuali su ragazze minorenni.
Condannato, infatti, in primo grado dal gup di Marsala Francesco Parrinello a quattro anni e due mesi di reclusione, in appello la pena detentiva gli è stata aumentata a sette anni.
Gli abusi sessuali sarebbero stati commessi su alcune giovani che frequentavano il luogo di culto. L’1 febbraio 2017, Lipari fu posto agli arresti domiciliari, dov’è tutt’ora, dai carabinieri della sezione di pg della Procura di Marsala, comandati dal luogotenente Francesco Pellegrino, che hanno svolto le indagini.
Alla base del procedimento le denunce di alcuni genitori, con le quali le minori si erano confidate. “Siete possedute da spiriti maligni – avrebbe detto il Lipari alle giovani - ma con le mie mani io vi libererò. Avete il diavolo tra le gambe”.
E con questa scusa, ne avrebbe abusato sessualmente per anni: dal 2009 al 2015. Per “liberarle” le avrebbe palpeggiate nelle parti intime, facendo credere loro che quelle “pratiche” fossero “necessarie” per scacciare il “maligno”. Abusando, tra l’altro, secondo gli investigatori, “del suo ruolo di guida religiosa nell'ambito della comunità evangelica”, il cui tempio è in una contrada del versante nord di Marsala.
Oltre alle dichiarazioni delle ragazze, in mano all’accusa anche intercettazioni di conversazioni il cui contenuto sarebbe inequivocabile, o comunque di notevole conforto probatorio. In secondo grado, confermate anche le decisioni del gup di Marsala relative al risarcimento danni alle parti civili. Lipari dovrà, quindi, versare 30 mila euro ai familiari e 7500 alle vittime. In primo grado, il pm Niccolò Volpe aveva chiesto 8 anni di carcere, ma il gup aveva escluso alcune aggravanti, tra le quali la pedofilìa e l’aver approfittato della “minorata difesa” delle vittime. A difendere l’ex pastore evangelico è stato l’avvocato palermitano Vincenzo Lo Re, mentre legali delle parti civili sono gli avvocati Vincenzo Basile, Luisa Calamia, Maria Cristina Sciuto, Enzo Salvo e Franco Lo Sciuto.