Due anni di reclusione (pena sospesa) sono stati inflitti dal giudice monocratico di Marsala Lorenzo Chiaramonte ad un architetto mazarese di 57 anni, G.T., ritenuto colpevole di maltrattamenti in famiglia e atti persecutori (stalking) in danno dell’ex moglie (G.M.).
Per un altro capo d’imputazione, lesioni personali aggravate, il giudice ha dichiarato il “non doversi procedere” per remissione della querela da parte della vittima.
Per l’accusa, tra il 2009 e la fine del 2015, la donna, costituitasi parte civile con l’assistenza dell’avvocato Marilena Messina, sarebbe stata più volte picchiata (schiaffi, pugni e lancio di oggetti) e insultata dal marito, che dopo l’inevitabile separazione avrebbe continuato a molestare e minacciare la donna, provocandole un “grave stato di ansia, paura ed esasperazione ed obbligandola a mutare le proprie abitudini di vita, costringendola ad isolarsi e a rifiutare le visite a casa di amici e parenti non graditi” dall’ex marito.
Prima della separazione, G.T. avrebbe sottoposto la moglie a “continue vessazioni fisiche e psicologiche tali da arrecarle un perdurante stato di umiliazione e frustrazione”. In particolare, si prosegue, l’architetto condannato avrebbe sottoposto G.M., accusata dall’uomo di avere un amante, ad “un regime di vita dittatoriale, obbligandola ad eseguire i suoi ordini e privandola anche della minima autonomia decisionale e patrimoniale”. Il professionista avrebbe minacciato anche di morte l’ex moglie in presenza dei figli minorenni, dicendole: “Qualche giorno ti tiru lu coddu comu ‘na gallina” o “tu sei la classica donna che vuole essere ammazzata”. E l’avrebbe insultata dicendole: “Tr...a, puttana, zoccola, pazza, depressa”.